A Cremona la Riunitosi in Provincia il gruppo tecnico della navigazione interna: “A breve una programmazione per il sistema idroviario padano-veneto |
Il gruppo di lavoro tecnico sulla navigazione interna, presieduto dal vice Presidente provinciale Agostino Alloni ha analizzato la programmazione comunitaria 2007-2013 e le azioni della Consulta delle tredici province del Po: le progettazioni di tale gruppo si inseriscono nel filone della navigazione all’interno del Progetto “Po, fiume d’Europa”, facendo riconoscere al bacino idrico padano la qualifica di distretto fluviale europeo.
Ciò potrà permettere di avviare una programmazione in grado di creare un sistema, con la presenza anche di soggetti istituzionali e non, per poter ottenere finanziamenti che vanno dalla navigazione interna e logistica appunto, alla produzione di energia idroelettrica, dalla sicurezza delle popolazioni rivierasche ad opere di rinaturazione ambientale, paesistica per una migliore fruibilità anche didattica, oltre al recupero di cascine rurali e all’avvio di processi economici che si sviluppano a ridosso dei 3.200 Comuni di tale comprensorio territoriale, connettendo Cremona ai Balcani via Adriatico.
“Stiamo lavorando in modo specifico sul tema della navigazione ha spiegato il coordinatore del Gruppo tecnico, Alessio Picarelli con l’intento di arrivare a maggio/giugno nel presentare un documento a Bruxelles rispetto ai temi dei servizi (come la realizzazione di carte nautiche, creazione di corridoi specializzati fluviali, ecc.), della flotta, della formazione, della promozione della coesione, dell’infrastrutture (porti, banchine) della programmazione e del riordino del quadro legislativo, con l’ottica della promozione dello sviluppo sostenibile e dell’incentivare il turismo fluviale ed ambientale con la fruizione di nuovi spazi verdi e zone umide, anche a scopo didattico”.
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LineaGroup Holding, una grande realtà (con Crema e Mantova alla finestra)
Settima società italiana, terza in Lombardia nel settore
Si sono tenuti gli ultimi due incontri decisivi per giungere alla costituzione di LineaGroup Holding (Lgh). L'accordo è stato raggiunto dai vertici delle aziende di Cremona (Aem), Pavia (Asm), Lodi (Astem), Rovato (Cogeme).
«Per le aziende di Mantova (Tea) e Crema (Scs) - si legge nella nota viata dalla società - sono tali previsti tempi di adesione differenziati, per consentire il perfezionamento del complesso percorso di partecipazione. Ora la parola passa agli azionisti-Comuni, che dovranno esprimersi e, di conseguenza, poter dare il via libera alla nuova Società entro l'estate. LineGroup Holding, come abbiamo avuto modo di scrivere le settimane e i mesi scorsi, si propone come modello federativo, uno dei primi esempi in Italia, mirando a raggiungere maggiore competitività sul mercato operando attraverso una formula che garantisce l'indipendenza della gestione industriale per le singole società aderenti ma, allo tesso tempo, il mantenimento del radicamento sul territorio difendendo autonomia e brand.
Lgh conta su un bacino potenziale di oltre un milione e mezzo di clienti in sei province lombarde, con un fatturato aggregato intorno agli 800 milioni di euro e circa 1500 dipendenti, collocandosi così tra i primi dieci operatori in Italia del settore, in termini di fatturato e capitale.
«I presidenti delle aziende azioniste di Lgh - prosegue la nota - esprimono soddisfazione per questo decisivo passo in avanti, che ha come obiettivo principale quello di dare vita ad un gruppo industriale espressione delle comunità locali e in grado di garantire dimensioni tali da assicurare il miglior rapporto qualità/prezzo dei servizi offerti, rispondendo alla sfide del nuovo scenario globale». Soddisfazione è stata espressa idal presidente Giuseppe Tiranti.
Tavolo del latte in Prefettura: fumata nera!
Cremona resta il cuore la roccaforte di una tenace contrapposizione fra i produttori di latte e l’industria di trasformazione Galbani: è quanto emerge in conclusione del ‘tavolo tecnico’ che ha riunito in Prefettura i rappresentanti dell’agricoltura cremonese e i dirigenti della Galbani. L’incontro non è bastato a far ripartire “una trattativa vera, leale, non unilaterale, capace di tener conto di tutti gli anelli della filiera”, come Coldiretti e Applc ispiratrici dell’operazione avevano auspicato.
Accolti dal Prefetto Giuseppe Badalamenti, si sono seduti attorno al tavolo il Presidente di Coldiretti Cremona Roberto Biloni, il Presidente della Applc Francesco Stroppa, il Direttore della Federazione provinciale Coldiretti Assuero Zampini, il Direttore della Libera Agricoltori Valerio Pavesi con il Presidente Mario Maestroni, e l’allevatore Giuseppe Ghidoni, conferente storico della ditta Galbani. La controparte era rappresentata dai Dirigenti della Galbani Dall’Asta e Valsecchi. Era presente Auricchio, Vicepresidente Assolate, accanto ad un funzionario del gruppo.
L’incontro è stato aperto dal Presidente della Coldiretti: “La nostra posizione è ben nota: consideriamo scandaloso il fatto che l’industria insista a voler imporre, in modo unilaterale, una nuova tabella qualità che, di per sé, comporterebbe una riduzione del prezzo del latte di almeno 20 lire al litro, in Lombardia. Sommata alla riduzione imposta al prezzo vero e proprio, si arriva ad un danno per gli allevatori di circa 45 vecchie lire al litro. Questo è quanto ho espresso al tavolo in Prefettura. Purtroppo, dall’altra parte abbiamo rilevato l’atteggiamento di chiusura finora evidenziato: abbiamo trovato un’industria che insiste a voler pagare il latte italiano al prezzo del latte che viene dall’estero, senza considerare le importanti differenze che sussistono fra i due prodotti. In primo luogo siamo in un Paese deficitario, rispetto alla quantità prodotta: questo, di per sé, non può che tradursi in un aumento del valore del prodotto. Si deve prendere atto, soprattutto, dell’indubbia qualità del nostro latte: le garanzie di sicurezza e di eccellenza del latte Made in Italy, che è base per le grandi produzioni di formaggi dop, devono avere un peso sulla bilancia del prezzo alla stalla. E l’industria sa bene che i consumatori chiedono prodotti legati al territorio”.
“L’atteggiamento dei dirigenti Galbani conferma l’intenzione di procedere nella strada intrapresa in questi mesi, nei quali si è preteso di imporre agli allevatori un prezzo pre-determinato conferma Stroppa, Presidente Applc . Il muro che ci siamo trovati davanti ha contraddetto le precedenti parole giunte dagli industriali, che si erano detti pronti alla trattativa e al dialogo. Il loro concetto di trattativa consiste nel fatto che l’industria propone e gli allevatori devono accettare. Tutto qui. Per questo non è stato possibile arrivare a un punto d’incontro”.
“Si aggiunge la considerazione che, con l’imposizione dei nuovi parametri della tabella per la qualità, così poco remunerativi, si va a colpire proprio la scelta degli allevatori di produrre un latte dalle caratteristiche sempre migliori conclude Stroppa . Non riconoscendo il giusto valore, anche economico, alla qualità del nostro latte, si sviliscono e si scoraggiano grandi sforzi e grandi investimenti”.
Il braccio di ferro, dunque, prosegue.
Un convegno sulla valorizzazione del patrimonio edilizio rurale riporta alla memoria la figura e la legge di Amos Zanibelli
di Giuseppe Pelli
Il 21 aprile la Provincia organizza un convegno dedicato alla Valorizzazione del patrimonio edilizio rurale.
Nell’ambito del convegno verrà presentata l’esperienza delle case Zanibelli.
La legge 30 dicembre 1960, n. 1676, “Norme per la costruzione di abitazioni per i lavoratori agricoli dipendenti”, approvata dopo sette anni di tenace impegno parlamen-tare, è stata l’iniziativa sociale più rilevante dell’Onorevole Amos Zanibelli.
Grazie a questa legge, migliaia di lavoratori agricoli poterono uscire dalla condizione di degrado e soggezione in cui vivevano nelle cascine e spostarsi in casette unifa-miliari integrate nei comuni rurali.
Su proposta del Comitato “L’eredità di Amos Zanibelli”, nel 20° anniversario del-la morte del parlamentare cremonese, la Provincia di Cremona ricorda il significato di quella legge, con una relazione inserita in un convegno di studio dedicato alla valorizza-zione del patrimonio edilizio rurale delle province padane.
Nel suo intervento in Parlamento, Zanibelli espone tre ordini di ragioni a sostegno della sua proposta: una morale, una igienica e una sociale.
La ragione morale era sostenuta dai giudizi severi del vescovo Bonomelli, dopo le visite pastorali nei paesi della diocesi, di fronte a case più simili a “capanne”.
La ragione sociale stava nell’esigenza di assicurare l’indipendenza e la libertà del lavoratore, affrancandolo dalla cascina.
La ragione igienico-edilizia stava nelle condizioni di degrado e insalubrità della maggior parte delle cascine.
La risoluzione di questi problemi- sosteneva Zanibelli - poteva garantire anche “lo sviluppo ulteriore dell’economia agricola”.
L’attuazione del programma fu ispirata da criteri di semplicità e praticità. La ge-stione fu affidata direttamente al Ministero dei Lavori pubblici, coadiuvato da appositi Comitati provinciali. Si previde la possibilità di esproprio delle aree necessarie per mo-tivi di pubblica utilità, la possibilità di assegnare gli alloggi in locazione o a riscatto e anche di finanziare la costruzione in cooperativa o in proprio, o il riattamento di case di proprietà dei lavoratori. I prezzi di riscatto e i canoni di locazione furono fissati a livelli moderati.
Anche la tipologia urbanistico-edilizia fu pensata con riferimento ai fini della leg-ge e alle abitudini dei destinatari.
Si scelse dunque di costruire le abitazioni non isolate nella campagna, ma vicine all’abitato dei comuni rurali, in modo che i salariati agricoli fossero integrati nella co-munità. La tipologia degli edifici fu prevalentemente quella della casetta unifamiliare a schiera, semplice ma dotata di tutti i servizi, con un piccolo giardino sul davanti e l’orto sul retro.
Le abitazioni costruite con la legge Zanibelli furono migliaia in tutta Italia e con-sentirono ai salariati agricoli un nuovo modo di vita.
In provincia di Cremona, gli interventi interessarono, in diversa misura, 109 co-muni su 115, per un totale di 1610 abitazioni: 1050 in locazione o riscatto; 281 costruite in proprio; 279 mediante riattamenti.
Forse oggi, a distanza di oltre quarant’anni, gli obiettivi alla base della legge Za-nibelli possono apparire superati dai profondi cambiamenti del contesto economico e sociale, ma in quel momento segnarono un progresso verso “una vita più civile dei lavo-ratori dei campi”, secondo l’idea base di Zanibelli, che era quella di “dare una casa al contadino e alla sua famiglia”, e “offrirgli con la casa la sua libertà”
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Gli OGM, le distrazioni degli agrari e la rincorsa di Torchio e C.
La scorsa settimana è stata contraddistinta dal duro attacco della Coldiretti a Torchio e C. per il convegno sugli OGM. Il che è costato a Biloni, presidente della Coldiretti cremonese, il suo collocamento da parte dell' obiettivissimo quotidiano locale nell'infernodei cremonesi che non si prostrano.Ed ovviamente anche il presidente della Amminitrazione Provinciale Torchio poi l'assessore Toscani hanno reagito alla Coldiretti. "Che male abbiamo fatto? La conoscenza scientifica sugli OGM è nel programma della nostra amministrazione". Non fosse che: 1) in linea generale cosa ha aggiunto il convegno in San Vitale a quanto si sapeva già? Torchio è impegnatiissimo: ma basta leggere (anche "Il Vascello"); 2) il convegno non dava , lo ha sostenuto la Coldiretti, le garanzie di obiettività e, d'altronde, anche la Fiera in questa materia è assolutamente accodata; 3) "La Provincia" ha peggiorato il suo comportamento, nel senso che ormai chi osa criticare gli atteggiamenti di Maestroni è un nemico, non un interlocutore. E Torchio ha colto al volo i vantaggi di questa situazione.Ma se gli USA premono per vendere i brevetti degli OGM, c'è ancora chi ragiona e giunge alla semplice considerazione che se uno punta la pistola alla testa di Torchio e C. e gli dice: "Non sappiamo se c'è la pallottola in canna, tiro il grilletto?", di sicuro Torchio risponde di no. Il consumatore è nella stessa situazione quando gli si propongono gli OGM. Così lui e gli amici agrari che tanto gli premono per la propaganda, si sono beccati un commento (a carattere nazionale).
di Roberto Pinton
Un paio di settimane fa, gli agrari cremonesi sollecitavano: «Basta con le ideologie, sugli OGM la parola alla scienza».
Più o meno contemporaneamente, Tullio Regge allertava «Attenti, vogliono imbavagliare la scienza», e Giuseppe Bretoni tuonava: «Sugli OGM il principio di precauzione ha rasentato l’ignavia».
Potremmo continuare, piluccando nel nostro capiente archivio.
Nel quale - però - troviamo, tra l’altro, anche notizia della sperimentazione effettuata dall’Arsia per conto della Regione Toscana: il mais OGM contamina tranquillamente l’altro mais seminato a 50 metri di distanza, dato sostanzialmente confermato dal recente lavoro presentato dal Cedab, secondo il quale, in condizioni ottimali, a risparmiare il mais convenzionale o biologico dall'inquinamento dello 0.5% da parte di mais OGM non bastano 30 metri di area tampone.
Ma troviamo anche che ricercatori italiani delle Università di Pavia e di Urbino hanno presentato uno studio nel quale si rilevano nelle cavie alimentate con OGM alterazioni nelle cellule dei testicoli, del fegato e del pancreas (tranquilli: regredivano in poco tempo tornando a una dieta senza OGM).
Oppure che in un rapporto che un’impresa sementiera biotech aveva distrattamente scordato di presentare all’Autorità europea sulla sicurezza alimentare, si rilevavano nelle cavie alimentate con mais OGM malformazioni ai reni, una diversa composizione del sangue e altre gravi anomalie fisiche.
O la presentazione -la settimana scorsa- dei risultati del maxi progetto di ricerca coordinato dall'Inran e finanziato dal Ministero per le politiche agricole, nel quale si rilevano modificazioni della risposta immunitaria intestinale e periferica in animali alimentati con OGM.
Probabilmente agli agrari cremonesi, a Veronesi, Regge & Bertoni, impegnati com’erano nella difesa della scienza contro l’ideologia non è rimasto tempo sufficiente per leggere quanto qui sopra sommariamente accennato.
Chissà come mai ci torna in mente quanto il Consiglio dei diritti genetici scriveva nel presentare gli atti del congresso internazionale “Nutraceutical, nanobiotecnologie, test genetici”, e cioè «La scienza è davvero tale solo se usa prudenza e precauzione, se “vede prima” le conseguenze che determina e “pre-viene” quelle negative. Altrimenti è avventura».
Perché gli OGM sono una minaccia? La risposta alla domanda e a tanti altri quesiti su questo argomento si ha cliccando qui |
La pagina è aggiornata alle ore 8:58:02 di Ven, 14 apr 2006
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