"Il Vascello" per parlare di tutto ciò che ci coinvolge

Ambiente e fauna selvatica:
seminari ai Boschi di Carrega


Dall’8 aprile al 27 maggio 2006
Imparare a conoscere e difendere gli animali selvatici che popolano i boschi dell’Appennino: parte dall’inizio di aprile 2006 un ciclo di seminari al Centro Visite Levati, all’interno del Parco Regionale dei Boschi di Carrega (PR). Gli incontri, tenuti da esperti del settore, sono rivolti a chi ricopre ruoli tecnici o di vigilanza nei servizi territoriali, a liberi professionisti, studenti e neolaureati. Il programma, dal titolo “Ricerca, conservazione e gestione della fauna selvatica”, ideato dal Parco Regionale dei Boschi di Carrega, viene gestito in collaborazione con l’Assessorato Parchi e Turismo della Provincia di Parma e prevede anche una visita al Parco provinciale del Monte Fuso. Sabato 8 aprile 2006 l’assessore provinciale Gabriella Meo presenta il ciclo di seminari, che inizia lo stesso giorno con il corso “Incidenti con la fauna selvatica; un problema di sicurezza stradale e di tutela della biodiversità”.

A seguire, sabato 22 aprile 2006 “L’importanza degli alberi morti nella conservazione della fauna selvatica”, sabato 29 aprile 2006 “Modelli matematici e analisi dei dati nello studio degli animali selvatici”. Sabato 6 e domenica 7 maggio 2006 argomento del seminario sarà “I censimenti degli animali selvatici”, mentre nel fine settimana del 13 e 14 maggio 2006 si parlerà de “Il monitoraggio del lupo e il suo impatto sugli animali selvatici e domestici”. Sabato 20 maggio 2006 l’incontro verterà su “Metodi di cattura e marcatura degli ungulati selvatici” e nell’ultimo appuntamento, sabato 27 maggio 2006, si parlerà di “La vigilanza ambientale in campo faunistico”. “Le attività e gli incontri organizzati dal Centro educazione alla Fauna Selvatica – spiega Margherita Corradi, direttrice dei Boschi di Carrega - vogliono fornire una risposta ad un preciso bisogno del settore ambientale, attualmente in crescita anche a seguito del nuovo scenario legislativo”. “Le tematiche proposte – aggiunge l’assessore Meo – contribuiscono a far crescere il livello qualitativo e l’obiettivo di approfondire lo studio dei problemi e delle opportunità che si legano alla fauna selvatica”. A ogni lezione dei seminari sono ammessi 30 partecipanti.
Per informazioni, prenotazioni e richiesta dei programmi completi:
Settore Conservazione della natura – Parco Regionale dei Boschi di Carrega –
Via Olma 3 – Sala Baganza (PR)
Tel e fax 0521.833440, cell. 320.0428146
e-mail: parco.carrega @libero.it


Home
About
About
Picture
Products
Resources

Calendar
Contact
Work
Fun
Other
What
Newsletter
Friends
Music
Resume

Family
Rename
In "Navigare" orari aerei e ferroviari, notizie interne ed estere, meteo e tanti altri indirizzi per vivere meglio
Email me!



Dossier


Quando la foto è storia, umanità, nostalgia: uno straordinario libro di Ezio Quiresi
C'è qualcuno che ricorda Pirlin?

Interests

Il Comune di Cremona garantisce: da noi il biologico c'è, eccome


Cibi biologici in tutte le scuole del cremonese?


La domanda allargata alla situazione italiana viene da un illustre esperto. Perché la questione è importante



di Roberto Pinton

Come mai nel 2006 la gran parte dei sindaci italiani si ostina a non utilizzare prodotti biologici nelle mense scolastiche , infischiandosene dei risultati dei lavori scientifici e della legge? La domanda non è priva di contenuti ed è molto più importante di quanto gli stessi genitori potrebbero ritenere.
Il primo allarme è stato lanciato nel 1993 dal rapporto “Pesticidi nelle dieta dei neonati e dei bambini” del National research council Usa, dopo 5 anni di studi: i criteri di valutazione del rischio tossicologico da pesticidi non prendevano in considerazione i bambini.

Si parla di cibi contaminati e la preoccupazione cresce: ma il ecco gli alimenti biologici utilizzati nelle scuole statali di Cremona

Una lettera purtroppo anonima (ila città piccola purtroppo non si smentisce) avverte il Vascello che nelle mense scolastiche cremonesi non vengono osservate le disposizioni inerenti la presenza di alimenti biologici. Abbiamo doverosamente svolto una inchiesta per verificare l'eventuale veridicità. L'assessoato alla partita del Comune di Cremona smentisce drasticamente la veridicità di questa affermazione. E ci fornisce questo documento ufficiale riguardo agli alimenti biologici utilizzati nelle scuole statali.

ALIMENTI BIOLOGICI UTILIZZATI NELLE SCUOLA STATALI DEL COMUNE DI CREMONA
• Pasta di semola di grano duro per primo piatto asciutto (somministrata ogni qual volta presente nel menù)
• Riso (somministrata ogni qual volta presente nel menù)
• Letterine (pasta di semola per brodi, somministrata ogni qual volta presente nel menù)
• Yogurt (somministrato con frequenza settimanale)
• Passata di pomodoro (somministrata ogni qual volta presente nel menù)
• Verdura biologica (somministrata con frequenza bisettimanale)
• Frutta biologica (somministrata con frequenza bisettimanale)
• Crackers integrali biologici (somministrati secondo la frequenza indicata per questa tipologia di spuntino)

ALIMENTI BIOLOGICI PROVENIENTI DAL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE UTILIZZATI
• Banana (inserita come spuntino di metà mattina con frequenza settimanale)
• Barretta di Cioccolato (inserita nel cestino da viaggio)

Il Comune di Cremona per quanto possiamo confermare noi che non siamo esperti, sembra a posto. Nell'articolo a lato si sostiene peraltro che in molte scuole italiane le disposizioni non sono osservate. E non si tratta soltanto di una violazione di legge. L'agricoltura industriale produce cibi contaminati da pesticidi che hanno particolare effetto sui bambini. Il che impone no a tutti noi di prestare la massima attenzione al minimo allarme. Il che abbiamo cercato di fare.

I residui ammessi per legge negli alimenti erano (e -ahimè -sono) calcolati sulla base di un “adulto medio” teorico di 60 kg, senza valutazioni in termini di sicurezza per l’età e per le specifiche caratteristiche metaboliche dei bambini, per il fatto che assumono molto più cibo di un adulto (in proporzione al peso corporeo) e sono a maggior rischio di accumulo di contaminanti tossici.
Lo studio del 1999 “Monitoraggio biologico dell’esposizione ad antiparassitari organofosforati nei bambini italiani” realizzato dall’Istituto di pediatria preventiva e neonatologia dell’Università di Siena e dal dipartimento di Tossicologia occupazionale e Igiene industriale dell’Usl scopriva nelle urine di tutti i bambini “valori di residui significativamente più elevati” rispetto agli adulti, residui che scomparivano quando fosse stato consumato in mensa biologica anche un solo pasto al giorno.
Nel 2000 al forum organizzato dal Petrini institute i pediatri concordavano sul fatto che l'alimentazione a base di prodotti biologici soddisfa in misura completa ed equilibrata i fabbisogni nutrizionali del bambino.
Al congresso 2002 della Società italiana di nutrizione umana si raccomandava fortemente il biologico: “è un cibo pulito, controllato e ben si adatta al delicato metabolismo dei bambini e degli adolescenti. Grazie al metodo produttivo contiene meno acqua ed è più ricco di elementi essenziali nella crescita come vitamine, sali minerali e fibre”.
Sempre nel 2002 il Centro di alimentazione infantile per la prevenzione delle malattie dell’adulto dell’Ospedale Melloni di Milano, scriveva nelle conclusioni dell’esperienza clinica condotta sul divezzamento con prodotti biologici: “I vantaggi che si possono ottenere nei bambini con un utilizzo regolare e costante nel tempo dei prodotti biologici sono sicuramente enormi. Rispetto agli alimenti convenzionali, i prodotti biologici forniscono un apporto significativamente maggiore di molte componenti nutrizionali, una qualità migliore per altre e un minore apporto di pesticidi, antibiotici, nitrati, OGM e additivi”.
Nel 2003 il Dipartimento di salute ambientale della School of public health and community medicine dell’Università di Washington concludeva lo studio “Esposizione a pesticidi organofosforati da parte di bambini in età prescolare con alimentazione convenzionale e biologica” con le parole “Lo studio ha rilevato che i bambini con dieta prevalentemente biologica presentano livelli di esposizione ai pesticidi organofosforati significativamente inferiori a quelli che consumano prevalentemente alimenti convenzionali (…) Il consumo di prodotti biologici costituisce un mezzo relativamente semplice a disposizione dei genitori per ridurre l’esposizione dei loro bambini ai pesticidi ”.
Nel 2004 “Chemical trespass: pesticides in our bodies and accountability” , analisi dei dati del Center for disease control degli Stati Uniti, riscontrava la maggior presenza di antiparassitari oltre che nella componente ispano-americana (da cui proviene la maggior parte dei braccianti agricoli degli Usa) in donne e bambini. "I bambini sono i più vulnerabili, e sono esposti ai maggiori livelli di organofosfati, deleteri per il sistema nervoso”: lo studio dimostrava nella fascia d’età tra i 6 e gli 11 anni l’esposizione agli organofosforati in misura 4 volte superiore a quella ritenuta “accettabile” dall’Agenzia statunitense per la protezione ambientale.
Nel 2005 l'Organizzazione mondiale della sanità calcolava che le sostanze chimiche uccidessero 5 milioni di bambini ogni anno: "In quanto soggetti in via di sviluppo i bambini sono particolarmente vulnerabili all'impatto dell'inquinamento: la loro capacità di respirare, mangiare e bere più degli adulti rispetto alla loro massa corporea, fa sì che ingeriscano in maggior misura sostanze potenzialmente tossiche”
Tra le sostanze più nocive diossine, pesticidi, nitriti e nitrati.
Sempre nel 2005 una ricerca della Emory University ha rivelato che nell'urina di chi consuma prodotti alimentari da agricoltura industriale si individuano residui degli antiparassitari organofosforati malathion e chlorpyrifos (possono comportare disordini neurologici negli animali e nell’uomo), che scompaiono dopo pochi giorni con un’alimentazione a base di cibi biologici. I ricercatori indicano espressamente che acquistare alimenti biologici diminuisce il carico corporeo di pesticidi per l’intera famiglia.
Uscendo dai laboratori di ricerca ed entrando nelle aule di giustizia, il Tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia (sentenza n..412/2004 Reg. Sent. del 6 luglio 2004) dichiara: "(...) Ritiene il Collegio che, agli effetti della presente controversia, il Comune sia chiaramente soggetto destinatario della norma dell’art. 59, 4° comma, della L. n. 488/99 in quanto una delle “istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche” il che è sufficiente a radicare l’obbligo, nei suoi confronti, dell’uso di prodotti biologici e tradizionali”.
Il T.A.R. Lombardia - Sezione III - Sentenza 4 aprile  2002, n. 1297 dice: "Con l’art.46 del capitolato speciale la stazione appaltante ha richiesto ai concorrenti di specificare nell’offerta i prodotti biologici utilizzati nella preparazione dei pasti, in aggiunta a quelli (legumi, pasta e pane) di impiego obbligatorio; ciò al fine di dare attuazione della previsione normativa contenuta nell’art.59, quarto comma, l.n.488/99, recante l’obbligo per le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche di introdurre nelle diete giornaliere prodotti biologici, tipici, tradizionali e a denominazione d’origine protetta.
"Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia, Seconda Sezione di Lecce (Registro Decis.: 1811/05, Registro Generale: 319/2005) dice: "Ora, non c’è dubbio che il Comune resistente sia un soggetto che gestisce una mensa scolastica e che sia quindi tenuto al rispetto della disposizione contenuta nell’art. 59, comma 4, L. n. 488/99."
E' bene che i genitori vigilino. La questione è di capitale importanza.



A proposito di pesci d'aprile...


Non sapete che pesci pigliare? Scorfano, nasello, o una  piccola cernia spagnola? Una cernita: siete indecisi tra la quadriglia (con 4 pinne e poco raccomandabile in gruppo, vedi squadriglia) e la triglia (con 3 pinne da prendere con la briglia se si striglia)? Vi prende la briga di prendere la biglia (con due pinne o, sottovoce, la bisbiglia, con due pinne doppie)?
Oppure indugiate tra la maniglia (con una pinna) e la quisquiglia (senza neanche una pinna) domandandovi se un pesce giapponese che fa sci d' acqua lo fa su sci o sushi?
Anch' io non sapevo che pesci pigliare nello scegliere le foto da mettere in rete, allora ho fatto una retata nel mare di foto che ho e mi sono imbattuto nel mare(sciallo), impegnato anche lui in una retata; si era preso la briga(diere) di farla pescando di tutto: una stella marina, in compagnia della stella alpina, che, con una cozza e la piccozza, andavano per mari e monti, un palombo una palombara, un tonno una tonnara e un ghiozzo col singhiozzo che, per lo spavento, gli era passato e non sapeva più come chiamarsi. Pescò  anche una foca piuttosto brutta ma buona, quindi una focaccia con le olive, servita poi con un Martini. 
L' essersi trovati, quel giorno, da quelle parti, era loro costata molto cara, poco biniere.Durante il controllo dei documenti, le due stelle risultarono appartenere al firmamento dello spettacolo; erano due stelle del cinema: se fossero state tre stelle avrebbero lavorato per la guida Michelin.
In questo firmamento (ma allora, un cielo pieno di firme cos' è: un referendum? Chiesi questo, nel seggio, non prima d' essermi lamentato della distanza della cabina dalla spiaggia, a Don Attilio - chiamandolo reverendum - ma non capì) la luce delle due stelle, siamo tornati nel firmamento, brillava non poco, forse perché ubriache di luce: pertanto, brille.
Una stella faceva l' attrice, era molto calcolata, una calcol-attrice dai molteplici ruoli,  che non sopportava essere impiegata per moltiplicare pani e pesci (prerogativa che sembra essere ad esclusivo appannaggio di un Signore) anche perché era una star di Broadway, il famoso Broadway Star. 
Essendo calcol-attrice, addizionava party su party  sottraendo parti alle al3. Molteplici erano i ruoli che ricopriva  dividendosi sui vari set, arrivando a dividere un set, in due da tre e mez.L' altra stella, più propensa a ricoprire ruoli maschili, si dava troppe arie: un ventil-attore che faceva girare molto le pale ai registi, per la sua manìa di fare versioni hard di film come "Robin Hood", intitolato, nella versione hard,  "Robi Nud". Un fiasco; e non di Chianti!
Certo non vivevano d' aria e con la diaria dividevano (usando la calcol-attrice) una camera della loro amica Daria: la camera Daria.
Questa Daria, un pallone gonfiato, aveva fondato una vera holding: condizionatori Daria, correnti Daria, trombe Daria, bolle Daria (e se bolle, butta la pasta!). 
Sgobbava tantissimo per una società che si era ritrovata sul gobbo: la Dromedaria, società insabbiata da parecchi scandali e che si era arenata. Salvò la Dromedaria con una linea di prodotti dolciari che chiamò "Dessert del Sahara".

Se trovate una foto in posa mi gioco l' attrezzo CENSURA o mi faccio una pizza yoghurt cachi e pastiglie Valda. I prezzi, poi, sono inferiori alle foto fatte col Multanova.
Come si vede dalle foto, la classe non è acqua; ma se la classe non è acqua, dove vanno a scuola i pesci? Una scuola dove poter imparare la storia del mitile ignoto senza nessuno che suggerisca, perché devono tutti star muti come pesci (ed ecco spiegato perché i sub indossano la muta) e dove il libro di testo più consultato era "20.000 seghe sotto i mari" di Julius Verme (originario del Vermont e dedito al Vermouth; scrittore da non confondersi con quello dei vermigli fior).
 Una scuola dove si faceva luce (per forza...di sera) sulla  pol-ittica dei pesci: dal pesce martello al pesce falce che formano il partito di Riaffondazione; dal pescecane che cerca un tetto con abbaino dove abbaiare, al tonno incerottato perché s' è tagliato con un grissino; dallo sgombro sfrattato all' alice di Sassari (quindi sia alice che sarda) disperata perché voleva fare il pesce d' aprile, ma essendo in scatola, doveva fare il pesce d' aprire; dal branzino che non vuole andare in bianco anche se tutti lo servono così, al pesce sega desolato per non trovare nessuna che abbocchi al ti amo per poi portarla  in viaggio di cozze e che soffre in silenzio perché non vuole che si seppia in giro. 

Una scuola dove apprendere tutto sulla storia dei pesci senza nessuno che ti cacci (non si può dire peschi) dandoti del verme dicendoti "Esca!",  dove la prof. di geografia faceva domande strane chiedendo, ad esempio,  "Come si chiamano gli abitanti di Bozzolo?  Bachi! " , dove Don Backy (il nome, per esteso, era Don Backy da seta), prof. di religione,  indicava a tutti, come alunno modello, il pesce San Pietro.
Gli era apparso subito simpatico, quando, sulla sogliola della chiesa, avendo don Backy smarrito le chiavi , il San Pietro  gliele trovò in un attimo fuggente:"Carpe diem".
Non solo gli ritrovò le chiavi smarrite, ma anche delle pecorelle smarrite. Così ebbe inizio la sua attività pastorale non prima d' aver protestato e ritrovandosi a fare il pastore protestante. 
 
Don Backy aveva un debole per le orate, aveva fatto una casa tutta per loro, l' oratorio, e non scordava mai di citarle ai fratelli durante la messa : "Orate frates". 
In questa scuola, dove la pagella viene data a fine anno con grande gaudio per il pagello, durante le ore di storia (noiose e seguite con una certa sonno-lenza, smentendo così il teorema che chi dorme non piglia pesci) il pesce sega si interessava più o meno (propenderei più per il meno) a Ciro Menotti e Daniele Manin.
 Era una sua convinzione che fossero molto alla mano, senza freni (a mano), maniaci -quanto lui- del fai da te e che si divertissero da soli col self service, applaudendosi a vicenda senza risparmiarsi, coi battimano, di mano in mano che approfondivano le loro conoscenze.  
Era talmente convinto di ciò, che avrebbe messo la mano sul fuoco, senza mettere mano sulla vita (o sotto la vita?) di Menotti & Manin (per gli amici M&M come i cioccolatini che  si sciolgono in bocca e -stranamente - non in mano).
Sapeva anche che fossero dei fans della Manon Lescaut e -senza le mani in mano- impegnatissimi, 24 ore al giorno, alla 24 ore di Le Mans con chissà quante fermate ai boxer per manomettere la manovella manovrandola a mano a mano che sfogliava il manuale di manutenzione.
alvolta li aiutava, dando loro una mano imbiancando le pareti, soprattutto quando c' era da dare una seconda mano, ricambiato in questo da altri piccoli favori. Si sa: una mano lava l' altra , questo si capisce vero, o 'un si capisce 'na sega?
Quello che non si spiegava, era perché il morbo di Parkinson arrivasse con la vecchiaia e non a 14 anni quando si saprebbe come ottimizzarlo.
Discuteva spesso di questo, al maneggio (che è un campo ippico) con l' ippocampo, tra cavallucci marini e cavalloni delle onde (potentissimi, come appunto i cavalli delle onde, delle  Suzuki e delle Yamaha. Un vero maremoto). 
 
Così, in compagnia  del caval-luccio marino, conversava all' ombra degli ippocastani (diversissimi dagli ippobiondi ma anche dagli ippopotami).  Le conversazioni erano molto schiette, perchè l' ippocampo non era un ippocrita e lo aveva dimostrato quando aprì un ristorante in cui si cuoceva tutto ai ferri (di cavallo) e lo aveva chiamato "Al Cavallino, cucina tippica". Due soli i piatti non ai ferri: la paglia e fieno e l' insalata russa. L' insalata russa? Svegliala! 
 
Il pesce sega scaricava  calendari dalla barca, sbarcando così il lunario, e finito il lavoro,  ritornava sulla barca barcamenandosi  nella solitudine (tutto logico, per un pesce sega su una barca) tuffandosi poi nella lettura di codici amanuensi e libri vari (o meglio: manuali) tipo "Giornalisti di giorno e nottisti di notte"  (della Onan editrice) accarezzando il sogno di venire (e può succedere, ma da soli.....) assunti un giorno, anzi una sera, dal Corriere della Sega (che si vende a man bassa) un giornale che ha fatto scuola...serale (vedi Corriere della sera. No, non sono autobus notturni).
Confondete il grigio perla col bianco e nero seppia?                                                                                               
• Sperate, aprendo un' ostrica, di trovare una per la Madonna?

Siete indecisi tra pesci assolutamente uguali, i dentici, dubbiosi anche della provenienza della spigola, se dall' Angola o da chissà quale cantone?
• Pensate che il merluzzo si vergogni a fare la figura del baccalà?
• Siete convinti che la tonnellata è una marmellata di tonno pesantissima?
• Quando si prende un polipo di scoglio è scoglionato?
• Pescia è in Carnia?
• Uno che pensa a un cetaceo gli balena un' idea?
• Qualche volta v' è capitato d' avere l' occhio da pesce lesso e avete usato, come collirio, la maionese?
• Perché mi hanno chiamato Lilluccio?
• E se i gamberi non hanno scampo, cioè sono fritti, perché si possono servire lessi e non scrissi?
 
Su che albero sono i frutti di mare? Si possono spremere? Questo è il succo del discorso. Vedo di buon occhio i pesci (con il fish eye) anche se sono dell' ariete e sono convinto che i pesci vadano d' accordo con l' acquario: ho conosciuto una coppia felice; lei dell' acquario, lui idraulico. Un bel casino, anzi un casinò, per via di alcuni pesci con delle lische clandestine dove si gioca con le fish.     
 
                                                                         
www.bartoliclick.com
[email protected]
  



Come ti giriamo la frittata noi, non te la gira nessuno.

(frase tratta dal dizionario dei politici)
Ormai la frittata è fatta!
(loro la girano e ce le fanno girare)

 


materia prima...materia dopo


Straordinario animale la gallina: è edibile prima che nasca e dopo che è morta. Padella nel primo caso, pignatta nel secondo, logico, trattandosi di un secondo.
Se la frittata è fatta, allora non c'è bisogno delle uova, se è da fare, allora bisogna rompere le uova nel paniere -soprattutto se sono della gallina dalle uova d'oro- dato che la prima che canta ha fatto l'uovo, senza porci domande (non si può scrivere senza maiali domande) su chi dei due è nato prima, lasciandoci in preda a questo dilemma che nemmeno a cercare il pelo nell'uovo riusciremmo a dirimere, in quanto, pieni come un uovo, non sapremmo spiegarci perchè è meglio un uovo oggi che una gallina domani, dato che è meglio un uovo oggi e una gallina domani.
Tutto ciò porta ad una domanda: un testimone chiamato a deporre deve fare l'uovo?
Sipario, applausi, standing uovation.

Fine dell'uoverture.



Ecco da dove escono le uova, ma la cosa non è sempre così trasparente.

Fare una frittata è semplice, come l'uovo di Colombo. Se non si trova l'uovo di colombo, va bene anche di piccione (e se lo mandate a quel paese, diventa un piccione viaggiatore) altrimenti -aviaria permettendo- si opti per quelle di anatra, di tacchina, di oca, di faraona, di pasqua, di quaglia, di fagiana, di struzza o di antilope; altrimenti accontentatevi di quelle di gallina.
Quelle di gallo non vanno bene e soprattutto la cosa non va bene al gallo: gli si accapponerebbe -si fa per dire- la pelle e gli girerebbero le palle.
Il suo canto mattutino sarebbe un altro canto: d'altro canto scivolerebbe su tonalità garrule e non sopporterebbe le maldicenze delle comari del pollaio sulle sue specchiate virtù obnubilate da una sforbiciata malandrina.



I galli nel pollaio possono essere più di uno se è sempre lo stesso. E' il sogno del premier.

 
Tra le donatrici di uova summenzionate, la mia preferenza, va a quelle d'oca, belle cicciotte e che fatte in frittata, col proprio grasso, mi fanno venire la pelle d'oca, in quanto la palmipede l'ha persa per fare lo strutto e i conseguenti ciccioli.
• nota della casa del fanciullo obeso. Così si diventa nostri graditi ospiti.
• nota del gradito ospite. Si sta bene nel colesTirolo-Alto Adipe.
• nota dell'avveduto salutista. Il colesterolo non è tutto demonizzabile. Il nostro organismo arriva a produrlo da sè -lo biosintetizza per essere precisini- se scarseggia. Nel caso dello scrivente, questo pericolo è scongiurato ab ovo.
• nota salutare al salutista e alla di lui famiglia. Ciao, salutame 'a 'ssorete.

C'è un tempo per avere il meglio di ogni cosa (come ha imparato chi va al governo e per i 5 anni che ce lo siamo meritati fa quel che vuole) ed è così anche per le uova: in primavera, quando, tra coccodè e chicchirichì, si producono -e riproducono- coccorichì, chicchidè, coccochicchì, richichidè.
Con l'appropinquarsi dell'estate la gallina abbassa la produzione, come sbrigativamente, con contadina disinvoltura, recita il proverbio: "Quàant sfiurìss èl sambüus, ale galine ghè sè stupa èl büus".
Traduzione per chi non ha votato la Lega: Quando la primavera, durante il suo evolversi, tende a cangiare nell'estate, terminato il compito di far fiorire il sambuco acciocchè gli insetti irrestibilmente attratti lo impollino, e terminato il compito, sfiorisce per dar luogo ai frutti, in concomitanza di ciò, alla gallina si serrano i muscoli rettali, rendendo particolarmente difficile -e dolorosa- la produzione di uova, preferendo, quest'ultima, il ruolo di chioccia che al tramonto imita il sole, richiamando così i suoi raggi sotto l'ali dell'orizzonte, come ella, sotto le proprie, richiama i pulcini sul calar della sera.
Traduzione per chi ha votato la Lega: Quàant sfiurìss èl sambüus, ale galine ghè sè stupa èl büus.
• nota del botanico scrupoloso. Il sambuco ha i fiori che partono da diversi punti dello stelo e si danno appuntamento in cima ad esso: è il corimbo.
• nota del boscaiolo con le mani che prudono e che ha un suggerimento per il botanico scrupoloso. Non si può prendere un ramo nodoso di sambuco e parcheggiarlo violentemente sul capo di chi scrive queste fesserie?
E' la continuazione della specie, quando uova e ovaie si rimboccano le maniche. Per quanto riguarda il chiccirichì degli umani, oltre a rimboccarsi le maniche -ed alleviarsi dei pantaloni- abbisognasi di contratto innanzi a prevosto o borgomastro, previo prelevamento dai pantaloni, zona tasche, di materiale sonante, particolarmente gradito alla femmina degli umani...
• nota. Sì.
• note. La do.

...e ai nostri stipendiati di Montecitorio. Nel primo caso ne so qualcosa per via degli album, non per i tuorl, nel secondo perché odio il commercialista in percentuali superiori all' 8 per mille.
 
La frittata, didatticamente, tende a coagulare a sè i più disparati elementi. Nulla di più di ciò che fanno le coalizioni di governo; talune coi più disperati elementi.
• nota dolente: ahi!
Con mirevole sincretismo, la frittata va a farsi friggere in compagnia di verdure millanta (vado bene come epigono di Veronelli?) pesci, carni, formaggi, fiori di zucca, o recuperi da frigo. In questo sta il sillogismo coi partiti; la sola differenza è nel fatto che dopo aver coaugulato a sè voltagabbana, opportunisti (ma anche opporpiduisti) fedifraghi, contumaci -e chi più ne ha più li metta in lista- non vanno a farsi friggere, ma mandano noi a farci friggere, avendo loro le mani in pasta. Nel primo caso serve la padella di ferro, sfruttabile anche nel secondo per andare dalla padella alla brace.

Girare la frittata (e la gabbana) è la loro specialità, ma è così da sempre. In un vocabolario Cremonese - Italiano, nel 1847 D.C. (dopo Cristo) e non 1847 P.B. (prima di Berlusconi) o 1847 P.P. (prima di Prodi) toh ciàpa la par condicio, Angelo Peri, recita, alla voce frittàda: "Vivanda fatta di uova diguazzate con formaggio, talora con latte, e quando sian erbe che si aggiungono, nomasi anche erbata.
Modi di dire. Voultàa la frittàda: Oltre che nel senso proprio di rivolger sossopra la frittata nella padella, lo diciamo anche figuratamente per deviare dal primo proposito con mutazione artificiosa di discorso o di azioni."
Che le azioni siano quelle della Mediaset o della Unipol (toh riciàpa la par condicio), fa piacere leggere, con un centosessantinaio d'anni d'anticipo, che girare la frittata lo si fa per deviare dal primo proposito con mutazione artificiosa di discorso o di azioni.
Negli anni 2000 D.C. (o F. I. Forza Italia) sia che le redini le reggesse B. o P. (le iniziali possono cambiare ogni lustro, ma c'è chi è contrario a tale sinistra evenienza) vale la regola che cambiando i fattori, non cambia il padrone della cascina. Di solito ha la precedenza chi viene da destra, se non trova rosso.
 
Altresì (traduco: al3sì) l'uovo si presta, nel vernacolo eridaneo, a quest'altro modo di dire: "Fàa balàa di of seu per i bacch" dicesi di persona che non è mai contenta. Letteralmente: "Allineare delle uova su di un bastone e farle danzare" tipico di chi non pago di cinque anni di governo ci vuole pure riprovare, per un'endemica perniciosa malattia che vuole il politicus avidus insatiabilis stanziare le proprie terga su scranno e da lì incollatovisi, non amoveatur et installatovisi sine die.

• nota del lettore accorto che ha resistito fin qui. Questi sono i danni della 180, legge Basaglia, ma qui si legge Bartoli. Interdirlo.



Una maniera sicura per girare la frittata senza rompere le uova. Basta non farla.


Soavità della frittata e sua preparazione. Padella di ferro, usata solo per frittate, e mai messa -se avete una colf dei Balcani- nella slavastoviglie. Burro. Olio. Strutto. Basta uno dei 3, al3menti i 3gliceridi...
Mettere a fuoco girando la ghiera dell'obbiettivo... no rifare.
Mettere a fuoco Giovanna d'Arco.... rifo.
Mettere sul fuoco Giovanna d'Arco fino a quando dirà "Basta, non ne posso più, sono stufa!". Essendo stufa, riempitela di legna, fatela flambè e approfittatene per mettere sul fuoco la padella mescolando uova e quel che la fantasia vi suggerisce, o la disponibiltà vi permette, o la miseria vi impone. Cotta da una parte, senza aspettare che Giovanna chiami il collega San Lorenzo a dirvi di girarla, prendete un politico che giri la frittata (ce ne sono in giro usati, ma nascondete prima l'argenteria) et voilà fatta la frittata.
Ne ero ghiotto, già da piccino, è sempre stato il mio piccolo grande amore, come diceva Claudio Zabaglioni, per gli amici Vov.



 
Il parlamento, a frittata ormai fatta, col sistema proporzionale.
Prima della foto era in seduta plenaria. Il fotografo s'è pappato
la fetta dei partiti dell'opposizione, nell'attesa di scattare la foto.

www.bartoliclick.com
[email protected]



La pagina è aggiornata alle ore 8:05:42 di Dom, 2 apr 2006