Elezioni e trucchi per tutti(Con prescrizione) |
Elezioni e trucchi per tutti (con prescrizione)
Sono terminate le elezioni. Speriamo di non dover apprendere di contestazioni o di non dover discutere di brogli. Le recenti contestazioni a Storace ammoniscono. Sarebbero tutti sfoghi che grondano ipocrisia quanto trabocca d’acqua la cascata dell’Iguassù. Non c’è partito infatti, in tutta l’Italia, che non sia stato beccato in passato con le mani sporcate dall’inchiostro delle firme false. Perfino i radicali, cui va riconosciuto il merito di avere condotto per anni una battaglia praticamente solitaria di puntuale, sistematica, documentata denuncia di un’infinità di brogli, finirono qualche anno fa per essere sfiorati da una delle tante inchieste della magistratura su questo fenomeno che infetta la nostra vita democratica. Quella condotta dai giudici di Udine sulle provinciali e le comunali del ’95 che vide l’arresto di 11 persone e il rinvio a giudizio di 71. Col coinvolgimento più o meno grave di Alleanza Nazionale, Forza Italia, Ccd, Lista Pannella, Lega Friuli, Pds, Verdi colomba, civica «Per Udine», Patto Democratici e Ppi. Insomma: tutti o quasi tutti.
Se per i radicali si trattò di un peccato isolato, almeno stando alle indagini precedenti e successive, non così si può dire degli altri. Che in materia sono diventati nel tempo dei fuorilegge incalliti. Hanno imbrogliato spessissimo sulle liste gli eredi della Dc, la quale aveva una lunga tradizione anche di congressi decisi grazie alla delega di iscritti morti e defunti, i cui nomi erano stati recuperati tra le scartoffie di sezioni sbarrate da tempo immemorabile o addirittura dalle lapidi dei cimiteri.
Per fare solo alcuni casi, basterà ricordare l’inchiesta sulle firme false raccolte in Trentino alle precedenti politiche per Sergio Mattarella, quelle alle comunali di Monza per l’Udc di Marco Follini o ancora quelle tirate su a Genova per le comunali del 1997, dove risultarono false 428 su un totale di 1.270 sottoscrizioni presentate dal Ccd di Pier Ferdinando Casini e dal Cdu di Rocco Buttiglione.
Diceva già tutto quella inchiesta genovese di otto anni fa, nella quale si inguaiarono 49 esponenti delle varie forze politiche. Erano false 310 firme su 1.148 del Msi-Fiamma tricolore, 314 su 1.261 delle Liste civiche associate, 187 su 1.183 dell’asse Pri-Socialisti, 153 su 1.133 del Ppi e 161 su 1.141 dei Verdi, 388 su 1.351 del Rinnovamento italiano di Lamberto Dini... Da non confondere col «Rinnovamento» di Rodolfo Marusi Guareschi, il fondatore della Repubblica della Terra che nella sua reggia di Sant’Ilario d’Enza, da dove prometteva l’abolizione della morte («Un problema gradualmente risolvibile») e garantiva «la dimostrazione della ragione e del torto», fu raggiunto dall’avviso che nella faccenda delle liste fasulle avevano beccato pure lui.
E la Lega Nord, nata per cambiare finalmente i «vecchi sistemi della politica romana»? Beccata. Più volte. Come per esempio in Toscana, alle ultime politiche del 2001. Nella cui scia sono stati condannati con rito abbreviato l’allora presidente regionale Vincenzo Soldati e tre suoi assistenti: per tirar su le firme avevano loro pure, come i vecchi e disprezzati satrapi socialisti e socialdemocratici della prima repubblica, resuscitato un po’ di morti.
La storia di questi ultimi anni è ricchissima di episodi. Erano false, per i giudici, le firme raccolte da Forza Italia che permisero agli azzurri di conquistare Rossano Calabro. False le 4.000 firme convalidate a Torino per «Rinnovamento» dal cancelliere Giuseppe Santoro, finito in manette con l’accusa di aver intascato in cambio una decina di milioni. False molte firme collezionate dal Fronte Nazionale alle Europee del 1999. False addirittura 574 delle 725 firme presentate da Forza Italia, Alleanza Nazionale e Ccd per candidare alle suppletive di Bologna del 1999 il vegliardo docente di ematologia Sante Tura. False migliaia di firme rastrellate per vari candidati alle ultime «politiche» da sette personaggi di spicco della Casa della Libertà a Bologna. False centinaia e centinaia di firme alle ultime regionali del Molise, chiuse con la decisione della Digos di denunciare 16 segretari provinciali dei partiti (fatta eccezione per i Democratici) e 22 pubblici ufficiali.
Quasi certamente false tantissime firme raccolte alle regionali del 2000 da un po’ tutti i partiti e un po’ ovunque. Basti pensare a tutti quei casi in cui, come denunciarono i radicali in 83 esposti a tutte le Procure, chi c’era e chi non c’era in lista fu deciso solo all’ultimo istante. Troppo tardi per poi svolgere tutte le pratiche in linea con la legge. Insomma: un andazzo vergognoso. Chiuso all’italiana: con l'abolizione del reato. Avvenuta a metà luglio del 2003. Quando la maggioranza di centro-destra varò (270 sì, 154 no, 5 astenuti) la depenalizzazione.
Niente più arresti e condanne a uno o due anni di carcere: d’ora in avanti, al massimo un’ammenda da 500 a 2.000 euro. Tanto che sia gli imputati di destra per gli imbrogli di Bologna sia quelli di sinistra per gli imbrogli di Trento, sono stati subito prosciolti: prescrizione. All’estero, almeno nei Paesi seri, direbbero forse che non c’è vera democrazia là dove si può imbrogliare impunemente sulle liste elettorali pagando un obolo inferiore a certe contravvenzioni stradali.
Qui da noi, davanti alle «critiche di tipo giustizialista» (testuale), il relatore Michele Saponara spiegò che, in fondo, questi imbrogli sulle firme «non sono reati pericolosi socialmente». Peggio, aggiunse: «Molti Tribunali avevano i processi sospesi per conoscere l’esito di questa legge e non potevamo indugiare oltre». Per capirci: gli imbroglioni andavano tirati fuori dai guai. Almeno lui, ha avuto il buon gusto di non avventurarsi nei commenti.
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La fame della Palestina, le risate di Israele, il soccorso peloso dell'Europa
L’articolo che pubblichiamo è apparso su Ha’aretz, il giornale ebraico, il 19 febbraio scorso. Ce lo invia tradotto un monaco cattolico che abita in Palestina. Sia benedetto anche Gideon Levy, che dice la verità con coraggio. di Gideon Levy
L’Europa si mobilita perchè la Palestina non muoia di fame. Con il suo bel ricatto. Perchè di mezzo ci sono le elezioni che sono un esercizio democratico. E 'Europa in ogni caso, sia pure dando una mano, vuol modificarne l'esito. Ma evidentemente la democrazia non ha più più il suo alto valore etico quando dà un esito sgradito agli interessi di chi comanda (e su Hamas ci sarebbe molto da dire. Vai a leggere - ndr).
Eppure Misna, l’agenzia missionaria, a proposito di democrazia e sopraffazione, riferisce di un indagine commissionata non certo da un organismo sospetto a proposito di sgarri alla democrazia e all’autodeterminazione di popoli. Il 60% della popolazione di 35 paesi di tutti i continenti ritiene che l’intervento militare anglo-americano in Iraq abbia aumentato la minaccia terroristica nel Mondo, il 12% ritiene il contrario e il 15% pensa che la guerra non abbia né migliorato né peggiorato la situazione. Tra i paesi più critici del conflitto iracheno, collegato direttamente a un’aumentata minaccia terroristica, con percentuali comprese tra il 70 e l’80% figurano: Spagna, Cina, Francia, Corea del Sud, Egitto, Italia, Gran Bretagna, Germania e, ovviamente, nonostante la vasta propganda di segno contrario, lo stesso Iraq. Perfino negli Stati Uniti, i critici raggiungono ormai il 55%. Uniche eccezioni, Nigeria e Messico. Non è la democrazia il governo del popolo? Se ci fossero davvero democrazia e libertà, molti che agiscono in medio oriente con una preportenza criminale, avrebbero perlomeno di che nascondere la loro indole. Invece la squadra israeliana [incaricata di ostacolare Hamas dopo le elezioni palestinesi] non aveva mai riso così tanto.
La squadra, capeggiata dal consigliere del primo ministro Weissglas, con il capo di Stato Maggiore, il direttore dei servizi segreti, generali ed alti ufficiali, si è riunita per una discussione con il ministro degli Esteri Tzipi Livni sui modi di rispondere alla vittoria di Hamas.
Tutti si erano trovati d’accordo sul bisogno di imporre una stretta economica all’Autorità palestinese. E Weissglas, come al solito, fornì la battuta finale: «è come andare dal dietista: i palestinesi dimagriranno un bel po’, ma non moriranno».
Al che i presenti, a quanto si riferisce, scoppiano in una gran risata...
E davvero, perché non ridere sentendo una battuta così ben riuscita? Se Weissglas la dicesse alla sua amica Condoleezza Rice, anche lei riderebbe certamente.
Ma la spiritosaggine di Weissglas era di un gusto particolarmente spregevole. Il fragore dalla risata rivela di nuovo a quale punto di pazzia l’ebbrezza del potere conduca Israele e stravolga completamente la sua moralità.
Con una battuta l’avvocato di successo, l’edonista di Lilenblum street, a Tel Aviv, ha mostrato la gelida mancanza di cuore che si è diffusa al vertice della società e della classe politica israeliana.
Mentre masse di palestinesi vivono in condizioni inumane, con livelli tremendi di disoccupazione e povertà, ignoti in Israele, e sono umiliate e imprigionate per colpa nostra, l’alta classe politica e militare si fa una bella risata nel decidere l’imposizione di un assedio economico che sarà anche più brutale di quello attuale.
La proposta di mettere «a dieta» gente affamata è accettata senza critiche da parte dell’opinione pubblica.
Anche se lo si dicesse solamente per burla, sarebbe incomparabilmente peggiore della caricatura danese.
Riflette una tendenza molto diffusa, che porterà in pratica a misure crudeli.
Se fino ad ora uno poteva argomentare che Israele dimostrava insensibilità alla sofferenza dell’altro e chiudeva gli occhi (specialmente le classi più ricche, sprofondate nella loro opulenza) mentre un popolo intero gemeva a pochi alcuni chilometri di distanza, ora Israele si prende perfino gioco della sofferenza degli altri.
Questa non era la prima canzonatura o il primo contributo di Weissglas al discorso da razzisti nei confronti dei palestinesi. Il suo vero volto si era già rivelato circa un anno e mezzo fa nell’intervista con Ari Shavit in Haaretz, quando affermò: «noi abbiamo ammaestrato il mondo, perché capisca che non c’è nessuno con cui trattare (1). E abbiamo ricevuto un certificato... [che non c’è nessuno con cui trattare]. Il certificato sarà revocato solamente quando la Palestina diventerà come la Finlandia».
Questo è stato il massimo del cinismo: l’uomo che era coinvolto fino al collo nell’affare di «Annex Research» - la società di comodo creata per indirizzare ingenti fondi al primo ministro - sta condizionando i negoziati con i palestinesi, per trasformarli in un Paese meno corrotto: classifica nella quale Israele occupa un non invidiabile 26° posto.
L’imposizione di una «dieta», insieme alle ingiunzioni che Israele è pronto a imporre ai palestinesi, avrebbe dovuto suscitare grida di protesta nella società israeliana.
Anche se mettiamo da parte l’enorme errore politico di spingere Hamas in un angolo invece di dargli un’opportunità di cambiare i suoi modi, e anche se ignoriamo il fatto che Israele si prepara a confiscare i proventi di tasse che non gli spettano, la politica del governo Kadima pone domande sulla sua «umanità».
Come possiamo arrogarci il diritto di maltrattare in questo modo un intero popolo?
È solamente per la nostra potenza e per il fatto che gli Stati Uniti ci permettono di comportarci da selvaggi e di fare tutti quello che vogliamo?
Da molto tempo abbiamo smesso di parlare della moralità - dopo tutto non viviamo in Finlandia.
Tuttavia sarebbe bene chiedersi: quale Paese oserebbe esacerbare le condizioni di vita (già così misere) dei residenti di un territorio sotto la sua occupazione?
Qual è la colpa dei 4000 sfortunati operai di Gaza ai quali Israele permetteva ancora di lavorare all’interno dei suoi confini, e ai quali ora sta chiudendo i cancelli?
I grandi capi hanno presente il misero spettacolo di questi uomini calpestati e umiliati, accalcati al check-point di Erez per tornare a casa esausti dopo un lungo giorno di lavoro?
Più della metà dei palestinesi già vive in povertà secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato a dicembre.
L’anno scorso il 37% aveva difficoltà a procurarsi il cibo e il 54% dei residenti della striscia di Gaza «liberata» hanno dovuto ridurre la loro quantità di cibo.
La mortalità infantile è aumentata del 15% e la percentuale di disoccupazione è al 28%.
Per spostarsi nel West Bank i Palestinesi devono attraversare non pochi dei 397 posti di blocco che vi sono disseminati, e Israele ora vuole calcare ancora di più la mano. Se c’è un ostacolo che rimane, è solamente l’imbarazzo dell’immagine: Israele teme il diffondersi della fame solamente per le prevedibili reazioni nel mondo e non per la bestialità che questo comporta.
Nonostante questo i politici qui fanno a gara con una serie di proposte estreme, incluso il taglio di elettricità ed acqua, che manderebbero alla deriva milioni di abitanti innocenti.
È anche questo un prodotto della «centrifuga elettorale»?
È questo che vogliono gli elettori israeliani?
Quello che si vede da là non è certo quello che si vede da qui.
Dai ristoranti eleganti che frequentano Weissglas e i suoi colleghi, dal sofisticato sistema di strade sulle quali loro corrono nelle loro lussuose vetture ufficiali, dalle splendide sale di concerto e dai frequenti viaggi all’estero, non si può vedere la sofferenza.
Da là è facile imporre ordini con un colpo secco di voce, senza considerarne le spaventose conseguenze nei vicoli miseri di Jenin e nelle baracche di Rafah.
Da là si può anche scherzare su questo. Note 1) Si noti: questo è lo stato d’animo che si è riusciti a creare nelle masse anche in Europa, dopo le vignette danesi e le furiose reazioni musulmane. «Non si può trattare con loro», «ci vogliono tutti morti». E’ Israele che ci ha «ammaestrato» a pensare così.
Documenti storici per i lettori de "Il Vascello"
Il testo originale in inglese (e in PDF) della incriminazione di Lewis Libby (braccio destro del vice presidente Cheney, è accusato di spergiuro, fu un architetto dell'invasione dell'Iraq): fa tremare Bush. Cliccare qui Offriamo molti strumenti per capire la vicenda Calipari che raccontiamo per esteso (con la ripresa dei documenti ufficiali e del finto sdegno italiano) Intanto gli inglesi se ne vanno in giro a provocare attentati?. Per leggere il tutto, con un contributo di Maurizio Blondet, cliccare qui
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Violenze poliziesche a Piacenza
Gentili colleghi
Vi prego di diffondere, nei modi e nei toni che riterrete più opportuni, quanto segue. Credo di essere stato l'unico giornalista presente, almeno in quell'orario, tra la curva e le sue imemdiate vicinanze. Decine di testimonianze orali potranno confermarvi quanto di peggio è accaduto in seguito.
Il resoconto che segue riguarda i fatti successi ieri sera, lunedì 26 marzo, a Piacenza nelle immediate vicinanze dello stadio Garilli tra le 20.30 e le 22.15.
Arrivo con un amico da Milano, non ho i biglietti perché sono riuscito ad uscire dalla redazione dove lavoro solo 1 ora prima dell’incontro. L’intenzione, viste le condizioni imposte dalla legge, è quella di raggiungere il settore dei tifosi di casa. A malincuore, ma per la Cremo ho fatto ben altro in questi ultimi 20 anni.
Arrivo allo stadio dall’autostrada ma i Vigili mi obbligano a dirigermi verso il parcheggio dei tifosi grigiorossi. Spiego che vengo da Milano, che non ho i biglietti e che vorrei acquistarli. Niente. Sono costretto a dirigermi verso la curva ospiti. Non ho il biglietto ma non c’è nessuno che controlla gli ingressi. Nessuna perquisizione, si entra senza biglietti nonostante i fondi pubblici stanziati per la sicurezza e i paroloni sulla prevenzione. La gradinata riservata agli ospiti a Piacenza è simile a una grande gabbia. Interamente costruita in metallo, piena di grate, reti. Un posto assurdo per guardare una partita in tranquillità. Le porte esterne, contro ogni logica umana vengono chiuse dall’esterno. In caso di malori o incidenti ai tifosi nessun addetto alla sicurezza staziona nei paraggi. Siamo in prigione. Tra i tifosi vi sono decine di bambini, donne, anziani...
Finisce il primo tempo, la Cremo perde. Non ce la faccio a stare in gabbia oltre tutto ho fame, non ho fatto in tempo a cenare. Non c’è nessun bar nei paraggi. Ero venuto a vedere una partita di calcio e mi trovo in una situazione paradossale.
Mi accorgo che i cancelli non sono chiusi con il lucchetto ma solo accostati e serrati da una sbarra mobile di ferro. Incredibile ma vero! Aiutandomi con un’astina di ferro recuperata per terra faccio scorrere la sbarra fino a sentire il clac, la porta si apre. Esco. Subito mi bloccano due funzionari della Digos. Mostro il tesserino da giornalista, in una delle rare occasioni della mia vita in cui è davvero servito. Spiego che devo andare un attimo alla macchina, che poi ritorno. Passo il primo sbarramento, stessa esibizione della tessera. Una muraglia di carabinieri in tenuta antisommossa.
La situazione, il numero di poliziotti e carabinieri, l’uso ostentato di manganelli, maschere a gas e i temibili gas lacrimogeni, mi spaventano. Intravedo sguardi quasi sadici, pervasi da un odio mai visto prima d’allora.
Passo il primo sbarramento e arrivo al secondo. Qui c’è la Polizia, saranno in 50. Tenuta antisommossa, ginocchiere, aria spavalda qualcuno mi provoca inutilmente. Gridano ai superiori in forte accento meridionale dai carichiamoli questi stronzi, bastardi, dai entriamo, carichiamo. L’ultimo posto di blocco, il terzo è il peggiore. Fazzoletti calati sul viso, alcuni vestiti da ultras, diversi poliziotti in borghese con l’immancabile radiolina per le comunicazioni. Un poliziotto appena passo sbatte il manganello sui guanti, mi guarda e dice, ammazziamoli questi bastardi, questo nord di merda, senti come gridano
Credo che quanto ho scritto, e soprattutto quanto ho sentito dalle voci degli amici raggiunti al telefonino oggi, sia una vergogna per uno stato che si crede democratico ma che non è più tale dopo la serata che hanno vissuto ieri un migliaio di cittadini.
L’atteggiamento sadico e la sicurezza dell’impunità sono due comportamenti che un pubblico ufficiale, pagato con i soldi che versiamo noi tutti con le tasse, non dovrebbe mai permettersi di avere, pena il decadimento delle forme di convivenza civile. Proprio come è successo ieri. Farò tutto quanto è possibile per diffondere quanto visto.
Stefano Mansi giornalista pubblicista
Ordine della Lombardia
Banche,spese, consorzio PattiChiari e Condominio
Egr. Sig: Direttore,
è frasca di stamane la notizia che il Consorzio Patti Chiari - cui notoriamente aderiscono la maggioranza degli istituti bancari - sta avviando u nuovo ciclo di incontri e contatti tramite varie associazioni consumeristiche.
In un recente passato - e proprio qui a Cremona... - lo scrivente Comitato di Cremona dell'Unione Nazionale Consumatori aveva organizzato un inconto con i rappresentanti del detto Consorzio,occasione andata purtroppo "a vuoto" per uno dei tanti scioperi dei controllori di volo.
Alla nostra Segreteria continuano a pervenire proteste e segnalazioni di Condòmini che vengono obbligati dalle banche a versare un'importo di anche qualche Euro per il "loro" versamento degli acconti dei "loro" contributi di spesa condominiale sul c/c del "loro" condominio ( che, nella sostanza, è il conto corrente "COMUNE" a tutti i partecipanti al Condominio.: e quindi è il "loro" conto corrente, come ebbe già a sentenziare alcuni anni or sono il Ministero in una specifica Risoluzione....)
E questo - coi tempi che corrono...- non dovrebbe essere ammesso, per cui si auspica che il nuovo ciclo impegno del Consorzio PattiChiari ne tenga debito conto, senza cioè limitarsi a stampare depliants che non si leggono, riempire di cartelli i banconi delle Banche e poi....prendere il pretesto di uno sciopero per eludere l'incontro con i consumatori..
Qualcuno sostiene che " il Condòmino è terzo rispetto al Condominio"; e per la verità in alcuni casi ciò ha una sua logica, che invece è molto carente nel caso dei versamenti dei Condòmini...
Purtroppo il momento attuale, zeppo di polemiche per le prossime consultazioni politiche elettorali, rischia di "eclissare" quest'argomento di non secondaria importanza, ove si consideri che oltre l'80% degli italiani vive in realtà condominiali...
Confidiamo tuutavia nella cortese Vs/ attenzione ed ospitalità
Luigi Bellini Pres.Comitato di : Cremona dell'Unione Nazionale di Cremona
La pagina è aggiornata alle ore 6:07:08 di Mar, 11 apr 2006
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