“Longevi Visionari. Le opere di Maria Callegaro Perozzo e l’arte contemporanea”. dal 6 maggio al 2 giugno. |
La Giunta del Comune di Cremona ha approvato di realizzare la mostra “Longevi Visionarie. Le opere di Maria Callegaro Perozzo e l’arte contemporanea” che si svolgerà dal 6 maggio al 2 giugno nella sede delle mostre temporanee del Museo Civico “Ala Ponzone”; ha pure deciso di allestire nelle stesse sale un atelier gestito dell’Istituto Ospedaliero di Sospiro e di organizzare un workshop dal titolo “Vecchiaia inventiva, scienza, arte e psicoanalisi”. La vecchiaia è considerata un momento di produzione altamente creativo della vita come testimoniano le opere di alcuni tra i più famosi artisti contemporanei. La mostra presenterà le creazioni tardive di grandi artisti contemporanei che hanno lavorato fino a tarda età: Picasso, Dubuffet, De Kooning e quelle di un’artista esordiente, Maria Callegaro Perozzo che, alle soglie dei novant’anni, storici critici dell’arte collocano tra i visionari medianici dell’Art Brut.
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Esplode sulla rivista fiorentina "Prospettiva" un articolo fondamentale di Marco Tanzi riguardo al problema dominante del '400 artistico cremonese
Bombe sul Bembo!
Una marea di esami, di confronti critici e di documenti demolisce l'intervento nel catalogo della Pinacoteca di Cremona sul principale protagonista del Tardogotico in Lombardia
Una chicca nelle illustrazioni della rivista "Prospettiva", la riproduzione a colori a piena pagina del bellissimo affresco riscoperto in anni recenti in Sant’Omobono, un capolavoro assoluto del principale protagonista del Tardogotico in Lombardia, Bonifacio Bembo
( A.L.L.) - Praticamente in contemporanea con Misto Cremona, (un titolo curioso che vuole evocare la bottega del gelataio, nella fattispecie, è ovvio, quella di Richetto), la serie di saggi apparsa su “Kronos”, di cui abbiamo già dato conto sul “Vascello”, è uscito, questa volta sulla rivista fiorentina “Prospettiva”, fascicolo 115-116 del 2004 (ma stampato alla fine del 2005), un altro impegnativo contributo scientifico di Marco Tanzi, intitolato, tanto per essere chiari, Bonifacio Bembo massacrato (ovvero le disavventure della Storia dell’arte). Seguito ideale dei Siparietti cremonesi, pubblicati sul fascicolo precedente della rivista, quest’ultima fatica affronta il problema nodale del Quattrocento a Cremona, la personalità di Bonifacio Bembo, in una sorta di agguerrita recensione al catalogo della pinacoteca, curato da Mario Marubbi, ed in particolare alla scheda 51, nella quale il conservatore, fortemente voluto dall’ex sindaco Bodini, vorrebbe smontare la vecchia tesi di Tanzi (1992) sul fatto che la tavola del museo raffigurante la Madonna con il Bambino e due angeli fosse l’opera di Bonifacio Bembo eseguita per l’altare maggiore della cattedrale. Marco Tanzi reagisce opponendo un’impressionante “potenza di fuoco” filologica, storica e scientifica, con un affondo affilatissimo sul corpo dell’opera (la “pelle della pittura”) nel suo rapporto con le carte d’archivio: ovvero la dialettica serrata tra “monumento” e “documento”. Il saggio è scandito da vari capitoli giocati su diversi registri espressivi e di scrittura: in partenza prende in esame le convinzioni di Marubbi sull’argomento specifico per smontarle una ad una in maniera impietosa, dimostrando con un imponente apparato di note di articolatissima erudizione, assente nelle schede del catalogo le inadeguate conoscenze in materia e la casualità (esilarante ma anche sconcertante il capitoletto dedicato al significato accordato da Marubbi al termine tecnico “conciare”) delle nuove proposte. Un registro volutamente grottesco accompagna la questione delle tipologie di altari e polittici nel Quattrocento, mentre il riesame dei documenti sull’altare maggiore del duomo si dimostra accurato fino alla pedanteria e per molti aspetti decisivo; un più motivato sarcasmo anima invece il problema delle analisi scientifiche ed il rilievo strumentale che esse rivestono nell’appoggiare acriticamente teorie preconfezionate, il che sembra portare a un preoccupante dilettantismo da parte dei cosiddetti “tecnici”.
Il conservatore della pinacoteca, “l’uomo giusto al posto giusto” di Paolo Bodini sembra uscire dal confronto con le ossa rotte, al punto che Tanzi si diverte a spargere sale sulle ferite, maramaldeggiando a volte su quella che pare valutare come una inadeguatezza degli strumenti critici utilizzati da Marubbi.
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Un attacco frontale e senza fronzoli all'attuale conservatore della Pinacoteca cremonese
(dalla colonna centrale)
Citiamo letteralmente la frase di Tanzi perché l’articolo è una vera “bomba sul Bembo”: “Ciò che sconcerta maggiormente è la presunzione di voler parlare di cose con le quali non si ha dimestichezza o che non si conoscono affatto ignorando le regole minime della disciplina, utilizzando in maniera del tutto disinvolta i documenti d’archivio senza metterli nella corretta sequenza o leggendoli parzialmente, sostenendo di portare oggettivi dati scientifici che oggettivi e scientifici non sono, arrampicandosi sugli specchi senza saper giustificare la presenza di inequivoci dati di stile.”
Rimandando al lettore una personale verifica, le caratteristiche più evidenti del saggio di Tanzi si colgono nel solido approccio metodologico alla materia, nell’erudizione dell’apparato filologico, nella fiducia accordata all’occhio e nel radicato ricorso al “buon senso” nelle sue proposte (che nasce proprio dalla saldezza dell’impianto metodologico). Soprattutto si percepisce con chiarezza un’appassionata coscienza critica che vede nel dialogo serrato con modelli “alti” l’unica possibilità di crescita scientifica della Storia dell’arte a Cremona. Un’ulteriore chicca, infine, nelle illustrazioni la pubblicazione a colori a piena pagina del bellissimo affresco riscoperto in anni recenti in Sant’Omobono, un capolavoro assoluto del principale protagonista del Tardogotico in Lombardia, Bonifacio Bembo. © recensione
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