Messaggio pasquale di un malato di scelerosi multipla contro l'ipocrisia: "Noi "diversamente abili?" Non lo siete anche voi?"
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(dalla prima pagina)
Ognuno è abile a suo modo, molte qualità che hol in altre persone possono mancare ed allora, in questo caso, i diversamente abili sono loro e non io.
Questo termine mi sembra molto abusato, ognuno ha una propria qualità che lo differenza da un altro: “io non sono più uguale a come ero prima di aver la SM” neanche io sono più uguale ad allora; nel mio caso sono passati quasi vent’ anni ma, sicuramente, anche se non avessi la SM non sarei più abile come vent’ anni fa.
Anche se avessi incontrato la SM in data più recente, potrei aver per perso una qualità motoria o sensoriale ma da qui a generalizzare la cosa, definendomi diversamente abile c’ è una bella differenza.
So che la legge, per favorirci, ci definisce diversamente abili ma noi non dobbiamo fermarci a questa definizione, che ci incatena ad una condizione. Sicuramente siamo abili in qualche cosa, di più di altri, e sarà questo il nostro punto di forza.
In conclusione questa definizione non mi innervosisce più, non sono più sicuro di essere io il diversamente abile o il mio prossimo che, fin ora mi aveva definito tale; io prediligo questa seconda situazione.
Cari amici scusate se vi ho fatto partecipi di questi miei pensieri ed ho abusato del vostro tempo.Se queste mie parole hanno fatto nascere in voi una reazione, buona o cattiva che sia, mi piacerebbe parlarne. Ciao
Massimo
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La torre duecentesca di Corso Garibaldi
(CC) Vecchia di circa otto secoli la torre dei Torregiani. Tra le ultime rimaste in piedi delle circa settanta che si dice fossero un tempo il simbolo di tutte le grandi famiglie cremonesi che facevano a gara per avere nel proprio palazzo la torre o il minareto più alto (resistono ancora il minareto di Via Cistello e quello molto più recente di Palazzo Mina oltre a quella di Palazzo Zaccaria in Piazza Lodi) la torre di Corso Garibaldi potrà ora essere ammirata, all'interno, dal momento che è stata inglobata nel nuovo negozio di abbigliamento "Dazzi" di prossima apertura.
Una sola stanza, ma che rivela il gusto del tempo: completamente affrescata con scene di paesaggi padani, presenta anche alcuni bassorilievi di indubbio interesse storico e artistico alla base delle volte.
Il "Museo dei Miracoli"
In S. Abbondio una splendida raccolta
di ex voto
Il Vescovo Lafranconi in visita al Museo
di Sandro Rizzi
E’ il “Museo Lauretano”, ma qualcuno lo ha già chiamato “Museo dei miracoli”. Per quella carrellata di oltre cento “ex voto” che testimoniano la devozione dei cremonesi alla Madonna di Loreto. Loreto era meta di pellegrinaggi, ma pochi si potevano permettere simile viaggio. Così nel 1624 il nobile Giovan Pietro Ala, giureconsulto, che pellegrino era stato, fece costruire a Cremona, accanto alla chiesa di Sant’Abbondio e all’annesso convento, una copia della Santa Casa in tutto simile a quella di Loreto, perché il percorso di fede fosse accessibile a tutti . Di più, nel 1625 il Consiglio Generale della Città, su istanza dello stesso Ala, decretò che Cremona venisse posta, e lo è ancora, sotto la protezione della Vergine Lauretana di Sant’Abbondio.
Da allora i devoti che hanno ricevuto una grazia, tanti e tanti, hanno contraccambiato portando in dono al santuario la “rappresentazione” del loro caso: quadretti dipinti a olio su legno o su tela con l’orante in ginocchio che con le mani giunte si rivolge alla Vergine e a fianco il nome seguito dalla scritta “p. g. r.”, oppure con la scena della carrozza rovesciata che travolge una persona, due travi di legno che piombano su una donna, il medico che incide una piaga, un bimbo che sta per annegare, e sempre in alto la figura della Madonna, in abiti dai colori sempre differenti.
Per secoli queste piccole opere d’arte, spesso di tono ingenuo e commovente, hanno tappezzato il Santuario, finché negli anni ’60 del 1900 l’allora parroco di Sant’Abbondio, don Giulio Spoldi, pensò bene di prevenire i furti mettendole al sicuro. Poi cominciò il sogno di restaurare il complesso architettonico che comprende la chiesa, la Santa Casa e il convento nel quale dal XIII secolo si succedettero gli Umiliati, i Teatini e infine i Minimi.
Vent’anni sono durati i lavori, grazie alla determinazione e all’entusiasmo di tutta la comunità parrocchiale: impegno personale di architetti, critici d’arte, docenti, professionisti, sacerdoti, donazioni di privati, di fondazioni (Arvedi-Buschini, Cariplo, Banca popolare di Cremona), fondi pubblici, prestiti agevolati. Cifre da capogiro per il bilancio di una parrocchia
Don Giuseppe Soldi, il parroco attuale, tante volte ha temuto di non farcela. Invece sabato mattina, finalmente, il vescovo Dante Lafranconi, ha tagliato il nastro, celeste come quello della Madonna, e ha messo la prima firma sul registro dei visitatori. Le offerte gradite - contribuiranno alle spese di gestione di questo primo museo parrocchiale cremonese. “Speriamo sia la premessa per un museo diocesano, che a Cremona non c’è”, ha detto don Achille Bonazzi, cui sono affidati i beni artistici della Curia.
Commossi, e orgogliosi, l’architetto Luciano Roncai, artefice del progetto, Luigi Ferrari, primario ospedaliero che ha guidato il Comitato, il ragionier Carlo Bertozzi, che ha tenuto i conti, e tutti i collaboratori volontari dell’impresa.
Ma soprattutto don Andrea Foglia, lo storico della Chiesa cremonese, che ha ordinato i tesori racchiusi tra le antiche mura.
Ecco quindi la storia della parrocchia (c’è anche il registro con l’atto di battesimo di Claudio Monteverdi, "ereditato" dalla parrocchia soppressa dei Santi Nazario e Celso) e molti oggetti preziosi . Ma l’interesse del visitatore è calamitato dagli ex voto. Databili tra il 1624 e i primi del ‘700, sono ordinati secondo i vari tipi di “pericoli scampati” che li hanno originati: si va dai “voti segreti” fatti dall’offerente, le malattie, di adulti o bambini (bimbi raffigurati in culla o in braccio alla madre), incidenti o sciagure d’ogni genere, violenze private, un incendio in via Amati a due passi dal Santuario, con la processione che si avvia alla casa del disastro; quindi, in una zona come quella cremonese agricola e soggetta agli umori del Po che le scorre vicino, morie di bestiame e inondazioni del fiume.
Atto dinascita di Claudio Monteverdi
C’è anche il dono di uno scampato a una battaglia. E’ la storia minima, ma anche collettiva, scritta da “cronisti” anonimi, che dipingevano “in conto terzi”, come certi scrivani fino a pochi decenni orsono. Dal contenuto del quadro si intuisce se il committente era ricco o povero, si scopre come erano arredate le case, si osserva come ci si vestiva. Uno strumento in più per capire i cremonesi e la loro vita. Alle bellezze artistiche in dotazione in S. Abbondio è dedicato anche un ampio servizio in "ricerche" che si raggiunge cliccando qui.
La bella iniziativa del Fai ha avuto un successo strepitoso
L'apertura dei matronei
del Duomo
Una stupefacente visione dei matronei
Un folla impensabile di appassionati di storia e di arte ha atteso pazientemente per ore,nella piazza del Duomo, nelle giornate di sabato e domenica, di poter visitare i matronei del Duomo, aperti per la prima volta al pubblico grazie alla iniziativa dei volontari del FAI e, con essi, anche la sala dell'orologio situata all'interno del Torrazzo. Circa duemila persone sono riuscite ad accedere agli stupendi locali del Duomo, ma molti sono rimasti fuori.
Gli affreschi della cattedrale visti dai matronei
I matronei hanno svelato ai cremonesi una parte quasi completamente sconosciuta della loro cattedrale, un labirinto di sale, corridoi, scale a volte difficilmente e pericolosamente percorribili, ma affascinanti e misteriosi, soprattutto sorprendenti.
Dalle finestre aperte sulla cattedrale i visitatori hanno potuto ammirare gli affreschi e la basilica da un punto di vista assolutamente inusuale.
Una delle volte dei matronei
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L'interno della Torre
Alcuni bassorilievi di carattere religioso
Affreschi delle volte e del soffitto
Alcuni Ex Voto dal Museo Lauretano
Altre immagini della visita ai matronei del Duomo
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