Resta sempre di estrema attualità la vicenda delle vignette satiriche, anche per lo sfruttamento elettorale che se ne sta facendo in Italia. Sull'argomento "Il Vascello"ha l'orgoglio di presentare, qui sotto nella colonna di sinistra un intervento di Alain de Benoist, uno dei maggiori editorialisti ed intellettuali francesi.
Vi si afferma tra l'altro: "Le reazioni violente registrate nel mondo musulmano dopo la pubblicazione di caricature del profeta Maometto erano certamente prevedibili quando si conosca la suscettibilità estrema dei musulmani riguardo ad ogni rappresentazione figurata del Profeta, a maggior ragione quando ad essa si aggiunga la satira o la canzonatura. Queste reazioni possono tuttavia nutrire diverse altre riflessioni. La prima questione che ci si può porre è la ragione per la quale tutto quest'affare è scoppiato tardi. Le vignette risalgono a settembre.La risposta che viene alla mente è: la vittoria del movimento Hamas alle elezioni palestinesi (). Tutta una campagna internazionale si è in effetti mobilitata dopo questo scrutinio. Di fronte alle proteste islamiche, la maggior parte dei paesi europei ha tenuto a fare l'elogio della “libertà d'espressione” Qualsiasi libertà implica tuttavia una responsabilità. “Spaventosa è una libertà che non guida un dovere”, diceva lo scrittore André Gide..."
Foto A.Leoni ©

Libertà d'espressione e blasfemia: bisogna considerare i tempi diversi dei popoli della Terra


di Alain de Benoist

Le reazioni violente registrate nel mondo musulmano dopo la pubblicazione, inizialmente in un giornale danese, quindi in vari giornali occidentali, di caricature del profeta Maometto erano certamente prevedibili quando si conosca la suscettibilità estrema dei musulmani riguardo ad ogni rappresentazione figurata del Profeta, a maggior ragione quando ad essa si aggiunga la satira o la canzonatura.
Queste reazioni possono tuttavia nutrire diverse riflessioni.
La prima questione che ci si può porre è la ragione per la quale tutto quest'affare è scoppiato così tardi. I disegni incriminati sono apparsi infatti nel “Jyllands-Posten” - uno dei principali quotidiani danesi - il 30 settembre scorso. La serie era intitolata “i 12 visi di Maometto”. Il giornale precisava allora che aveva preso quest'iniziativa per commentare a suo modo l' “autocensura” di molti disegnatori ed illustratori danesi che si erano rifiutati di illustrare un libro di Kaare Bluitgen dedicato al fondatore dell'islam, “Koranen og profeten Muhammeds liv” ("il Corano e la vita del profeta Maometto”).”
All'epoca, l'affare causò soltanto rumori locali, in questo caso una protesta degli ambasciatori musulmani a Copenaghen. È soltanto alla fine del mese di gennaio che la vicenda è rimbalzata, cosa che ha indotto i dirigenti del “Jylland-Posten” a presentare il 30 gennaio le loro “scuse” ai musulmani offesi.
Cosa è dunque avvenuto nel frattempo? La risposta che viene alla mente è: la vittoria del Hamas alle elezioni palestinesi. Tutta una campagna internazionale si è in effetti mobilitata dopo questo scrutinio per ottenere che l'Unione Europea cessasse si finanziare l'Autorità palestinese (poi sappiamo, e ne parliamo in “Attualità”, come è andata a finire - ndr). Sollevare l’opinione dei paesi arabi contro l’Europa tramite le caricature danesi, e più precisamente fare apparire alla televisione delle masse di dimostranti palestinesi che denunciano la blasfemia con violenza, non era tale da suscitare nell’opinione l’idea che sarebbe stato naturale cessare “di finanziare quella gente-là”?
Di fronte alle proteste islamiche, la maggior parte dei paesi europei ha tenuto a fare l’elogio della “libertà d’espressione” (ma si noterà che le caricature non sono state riprodotte né in Israele né negli Stati Uniti, e che gli americani, come gli inglesi, hanno giudicato poco opportuna questa pubblicazione).
Ciò pone un’altra serie di problemi. La libertà d’espressione è certamente una bella cosa.
Qualsiasi libertà implica tuttavia una responsabilità. “Spaventosa è una libertà che non guida un dovere”, diceva lo scrittore André Gide.
Va da sé tuttavia che la libertà d’espressione non si divide mai, ed è alrettanto ben noto che il diritto alla libertà d’espressione non è stato mai sostenuto per beneficare prima di tutto le opinioni convenienti e consensuali, ma al contrario per le opinioni che recano disturbo o risultano più choccanti.
In altri termini, se si ammette il “diritto alla blasfemia”, allora si deve anche ammettere che questo diritto non si divide. Or dunque, in Europa, la libertà d’espressione non è mai stata totale. Ancora oggi, certe proposte o opinioni, a torto o a ragione, sono proscritte dalla legge ed i loro autori possono essere deferiti dinanzi ai tribunali. La Germania possiede ella stessa un “indice”. Gli stessi che trovano completamente normale che caricature antimusulmani appaiano in “paesi liberi” accetterebbero loro, allo stesso modo la pubblicazione di caricature antigiudee? Coloro che ridono nel vedere rappresentato Maometto in posture equivoche o grottesche ammetterebbero con la stessa facilità la diffusione mondiale di immagini pornografiche di Anna Frank? Direbbero che si tratta dopo tutto soltanto di caricature, lasciando intendere che coloro che si offuscano sono esageratamente “suscettibili”? Si sa bene che no.
Ci sono nei paesi europei leggi che sanciscono l’antisemitismo, ma non ve n’è alcuno che sanzioni l’islamofobia. Considerato il numero dei musulmani, vi sono due pesi e due misure.
Infine, se la blasfemia appare così poco importante agli occhi degli occidentali, non è perché essi stessi hanno perso il senso del sacro? Che essi stessi molto spesso non credono più a nulla? Non è passato molto tempo che la blasfemia era ancora pesantemente sanzionata in molti Paesi dell’Europa. Nel passato, gli europei consideravano anche loro che certe cose erano insopportabili e che alcune opinioni non potevano essere espresse. Oggi, parlano di “fanatismo” per stigmatizzare atteggiamenti che, in passato, furono anche i loro. Il sociologo Zygmunt Bauman sottolineava recentemente “la rapidità con la quale la volontà di sacrificare la propria vita per una causa si è vista condannata e classificata come sintomo di fanatismo religioso, ritardo culturale o barbarie, da parte di paesi che, per molti secoli, presentarono il martirio- per - una - causa come eesaltante prova di santità”.
La libertà d’espressione può essere anche la maschera dell’indifferenza.
La libertà d’espressione, i paesi occidentali la hanno conquistata con una dura lotta (generalmente contro la chiesa) al termine di un combattimento che ha preso dei secoli. Vi sono giunti una volta che la loro società è diventata totalmente “disincantata” (Max Weber). Per arrivare a questo stadio, i musulmani hanno ancora del cammino da fare. La conclusione che si impone è che vi è là come una spaccatura non tanto di spazio quanto di tempo: i differenti popoli del mondo non vivono oggi alla medesima ora della storia.



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Barbanera o il Solitario Piacentino?

Niente da fare... il futuro lo ha dettato Nostradamus


Il problema è interpretare le sue centurie che arrivano fino al 3797


di Gianfranco Taglietti

Ciarlatano, inventore di profezie, fanatico, astrologo, medicastro: i suoi avversari (molti), gelosi, invidiosi concorrenti lo disprezzavano, lo accusavano di ciurmeria, ma Caterina de' Medici fu sua ammiratrice, specie quando, in una sua quartina, previde la tragica morte di Enrico II°. Il figlio di Caterina, Carlo IX°, nel 1564, visitando le sue provincie, giungendo in Provenza, non volle mancare di far visita a quel vero profeta ed eroe; con grande liberalità lo fece Consigliere di Corte e suo Medico personale. Parliamo di Michel de Nostre-Dame (in latino Nostradamus), uno dei personaggi più celebri del Cinquecento ed ancora oggi nominato ed imitato.
Gli uomini, tutti gli uomini, da che mondo è mondo, hanno ignorato l'esortazione di Cicerone, il quale scrisse:"Melius est ignorare..." è meglio non conoscere quello che avverrà. "Se Ettore avesse saputo ....".
Gli uomini, dicevo, hanno sempre voluto conoscere l'avvenire. Profeti, indovini, interpreti di sogni, chiromanti, zingare, lettori delle righe delle mani,
oracolisti, fabbricanti di presagi, imbroglioni e quasi seri , hanno sempre campato (e bene) sulla credulità della gente, disposta a "sganciare" quattrini per credere (o fingere di credere) quello che viene profetizzato, se la sua vita sarà lunga, se avrà fortuna negli affari, se riusciranno a conquistare la sua bella.
E' così che anche Nostradamus ha conqistato la sua celebrità. Abbiamo detto che visse nel Cinquecento; nato a Saint Remy en Provence nel 1503, morì nel 1566. La sua famiglia pare fosse ebrea, convertita al cattolicesimo (siamo all'incirca nell'età della Controriforma, e per gli Ebrei non tirava buon'aria).
Colti furono i suoi genitori, colto fu il suo bisavolo materno, che gli fece conoscere, quasi per gioco, le scienze celesti; colto fu lui stesso. Studiò filosofia ad Avignone e medicina a Montpellier. A ventidue anni curò gli appestati, e si fece apprezzare per il suo coraggio. Dopo quattro anni di esercizio pratico della medicina, tornò a Montpellier, al fine di ottenere il Dottorato (lo ottenne con lode e ammirazione). Ad Agen prese per moglie una 'onorevolissima signorina', dalla quale ebbe due figli.
Morta la madre dei suoi figli, Nostradamus si ritirò in Provenza, sua patria d'origine; esercitò la medicina e curò i malati di una nuova ondata di peste. Passato a seconde nozze, consapevole del mutare dei tempi e delle future tragiche vicende, guerre e torbidi furiosi, si decise a comporre, preso da furore divinatorio, le sue famose 'Centurie', i suoi presagi, ispirati - disse lui - da 'spirito divino': "Disordini, carestia (famina), peste, guerre, acque, siccità, terra e mare tinti di sangue".
In un primo tempo non volle pubblicarle, ma poi, dicendo di voler giovare al pubblico, vinse il timore di detrazioni e calunnie e morsi velenosi (che in verità subì) e le diede alla luce, riscuotendo grande notorietà anche presso gli studiosi.
Il potentissimo re Enrico II lo fece chiamare a Corte e lo congedò con grandi doni.
Previde la propria morte: "Hic prope mors est" (qui vicina è la mia morte).
Sul suo sepolcro fu posto questo epitafio: "Qui riposano le ossa di Michel de Nostredame del quale la penna quasi divina è stata da tutti stimata degna di tracciare e di riportare agli umani, secondo le influenze degli astri, gli avvenimenti avvenuti sopra il cerchio della Terra".
AI figlio Cesare (uno dei sei figli avuti dalla seconda moglie) egli dedicò le sue prime Centurie (che nel complesso sono dodici e a cui diede il titolo di 'Profezie') Altri presagi egli scrisse in prosa fino al n. 67.



La presunta casa natale di Nostradamus a St. Remy in Provenza


A lui si devono i primi almanacchi, dedicati a previsioni meteorologiche ed è ben noto che questi almanacchi hanno avuto tanto successo da diventare numerosissimi anche in epoche smagate.
Io personalmente non credo alle profezie, ma è certo che nelle sue farneticanti quartine, la cui decifrazione è particolarmente difficile, qualche previsione attendibile di avvenimenti non lontani da noi, possono essere trovati, sia pure con molta buona volontà.
Esempio celebre è quello dell'utilizzo propagandistico che delle quartine fu fatto nel 1940-41, da parte nazista e da parte dei dirigenti della Resistenza francese: gli uni vi trovarono l'inevitabile vittoria del terzo Reich, e gli altri "il riscatto della repubblica". Poi si è visto quello che è avvenuto.
Comunque, l'opera di Nostradamus è stata oggetto di innumerevoli studi. Non che le previsioni del Veggente siano state prese per oro colato, ma certo sono state considerate tali da giustificare ricerche approfondite. Ecco, ad esempio, la dodicesima quartina della decima centuria:


Eletto Papa, da eletto sarà deriso
Subito emozionato pronto e timido,
Per troppa bontà dolce a morire sarà costretto,
Spaventato la notte della sua morte guida
.


interpretata come la profezia della morte del papa Luciani, Giovanni Paolo I° (1978).

-La quartina 22 della decima centuria così recita:


Per non volere consentire al divorzio,
Chi poi dopo sarà ritenuto indegno,
Il Re delle Isole sarà cacciato per forza,
Messo al suo posto chi di Re non avrà segno
.

L'evento qui profetizzato sarebbe l'abdicazione di Edoardo VIII, re d'Inghilterra (1936).

Ancor più interessante per noi (dicono) è la terzina 33 della decima centuria,

La fazione crudele dal vestito lungo,
Verrà a nascondere sotto gli appuntiti pugnali;
Prenderà Firenze il duca e luogo dittongo
La sua scoperta da parte di immaturi e sciocchi.


che viene interpretata come l'avanzata dei Musulmani.


Pochi si sentirebbero di biasimare coloro che hanno interpretato questa quartina (n.97, della sesta centuria) come una quartina presaga del terribile avvenimento.


A quarantacinque gradi il cielo brucerà,
Il fuoco s'avvicinerà alla gran città nuova,
All'istante una gran fiamma sarà sparsa,

Quando si vorrà la gente del Nord mettere alla prova.

New York non è a 45°, ma è a 41°; tuttavia,come ignorare l'attentato alle 'torri gemelle' di Manhattan?


Naturalmente si potrebbe continuare, ma io ritengo che questi esempi possano essere sufficienti. Per chi lo desiderasse, la raccolta completa delle 955 centurie di profezie sul futuro si trova in vendita nelle librerie (ed anche nelle edicole).


Esegesi della grande preghiera cristiana


Le anomalie del "Padre Nostro"... ma forse è meglio lasciarlo com'è

(G.T.) - Ricordo la fissazione della prof. Fernanda Mori Bocchi, la quale rilevando una presunta imperfezione nel 'Padre nostro'- aveva proposto In alto loco' una correzione. Per lei, quel "non ci indurre in tentazione" era un .... controsenso. Il Signore non può certo 'indurci' Lui In tentazione' e pertanto proponeva: "Fa' che non cadiamo in tentazione".
Ora vedo che non era un pensiero... peregrino quello della Signora. Anche secondo Dino Pieraccioni, che non so come, ma pare sia un illustre studioso, il 'Padre nostro' dovrebbe subire delle variazioni. Le principali sarebbero: 'Dacci il pane per oggi necessario' (attualmente 'dacci oggi il nostro pane quotidiano' conterrebbe una ripetizione dello stesso concetto, in quanto 'quotidiano' ingloba l'oggi).
'Rimetti i nostri debiti, come noi li rimettiamo...' verrebbe sostituito da 'come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori'. 'Non indurci in tentazione' dovrebbe venir sostituito da 'non ci far cadere nelle tentazioni', modificando il testo attuale, come voleva la prof. Mori Bocchì.
E questo è niente. Leggo che nella Bibbia della Oxford University press, per la par condicio dei sessi, compare non più 'Padre nostro' ma 'padre madre', seguito da "sei" perché Dio è maschile e femminile.
Accettiamo senz'altro le spiegazioni che ci vengono fornite da un linguista di fama, quale è Manlio Cortellazzo, che ci avverte che "orazione domenicale non è 'della domenica', ma 'del Signore' (il 'dominus' per eccellenza) ed anche la sua osservazione che la preghiera non è proprio 'popolare', perché i termini 'rimettere i peccati' e 'non indurci in tentazione' sono entrambe espressione di difficile interpretazione.
Abbiamo imparato inoltre che il 'Padre nostro' che noi ritenevamo molto antico, è stato invece scelto all'inizio dell'Ottocento dall'erudito tedesco I. Ch. Adelmy come testo-guida da tradurre nel maggior numero di lingue e di dialetti in tutto il mondo, riuscendo a metterne insieme circa cinquecento.

Osserviamo, poi, come curiosità, che in aramaico (la lingua di Gesù) ab (da cui il greco abb) non significa propriamente 'il solenne padre', ma corrisponde al più confidenziale 'babbo', 'papà'; non si dovrebbe recitare 'Padre nostro' ma 'Babbo nostro', 'Papà nostro'. Qualcuno, un po' bizzarro, ha addirittura proposto 'babbino' o 'paparino', che -in verità- appaiono a noi persino... ridicoli.
Concludiamo questa.. . chiacchierata linguistico-devozionale affermando che il 'Padre nostro', così come è va benissimo; che l'abbiamo nell'orecchio e sulle labbra con quelle parole e che non vale soltanto il significato etimologico dei termini linguistici, quanto il sentimento con cui vengono recitati e che 'pregare' non è tanto un 'pronunciare' parole, quanto uscire -per breve tempo- dal reale per entrare in comunicazione spirituale con l'Ente supremo, a cui ci si affida sia nei momenti di disperazione, sia nelle pause di raccoglimento.

Un romanzo che si rivolge ai giovani in dibattito alla libreria Feltrinelli

Sabato 11 Marzo ore 17:30 presso la Libreria Feltrinelli di Cremona avverrà la presentazione del romanzo "Pescatori di Lune" scritto da Veruska Armonioso ed edito da Palomar; relatore sarà il Sergio Vicini. Trattasi di un romanzo vivace, pulito e di grande appeal per i giovani; target 18/30 anni.




La pagina è aggiornata alle ore 19:48:15 di Gio, 9 mar 2006