Pavia, Mantova, Cremona e Lodi, scoperta tranquilla di un territorio
“Un Po di bicicletta”
In bicicletta e in barca attraverso le province del Sistema Turistico “Po di Lombardia”.
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Da Mantova a Pavia attraverso Cremona fino a Lodi è possibile visitare i luoghi d’arte ed il paesaggio naturalistico di pregio anche fluviale, attraverso la rete delle piste ciclabili, che da noi si sviluppano su un sistema di reti di ben 200 Km.
In particolare, il progetto “un Po di bicicletta”, realizzato dalle quattro province lombarde (e dalla Regione), offre ai turisti nuove vacanze alternative “sostenibili” o week-end “verdi”, con la possibilità di fruire nuovi spazi all’aria aperta.
Si tratta di un’iniziativa interessante e che può captare quei milioni di turisti provenienti per lo più da Germania, Austria e Francia che tradizionalmente fanno della bicicletta il mezzo più idoneo per spostamenti giornalieri di 30-40Km per visitare le nostre città d’arte e i centri rurali, alla scoperta di antichi saperi e sapori.
Nello specifico sono state realizzate due guide: “Un PO di bicicletta” che raccoglie indicazioni utili sia cartografiche che informative a carattere culturale, artistico e ricettivo, concentrandosi sulla Pista delle Città Murate, del Canale Vacchelli, del Po, Antica Regina e Ciclabile Postumia; “Il piacere della scoperta”, con offerta di pacchetti turistici, con alcune aziende cremonesi, Guindani Viaggi e Agenzia Viaggi Nobile, che propongono soluzioni innovative per chi visita i nostri luoghi anche utilizzando la via d’acqua.
Nei pacchetti turistici si possono quindi notare proposte di week-end (per il cremonese) che interconnettono la possibilità del turismo su bicicletta con quello prettamente fluviale, con specifiche imbarcazioni, attraverso percorsi guidati dalle ricche dimore signorili alle Chiese, ai patrimoni pittorici ed artistici.
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Cominciamo un lungo e difficile viaggio... in casa: le pievi romaniche della Provincia di Cremona Pieve Terzagni: tanti misteri insoluti e un
quadrato "magico"
Parma, in occasione delle celebrazioni per la propria Cattedrale che coincidono con le celebrazioni cremonesi, ha organizzato un percorso interno ed esterno al monumento . Il tutto ovviamente riferito al romanico. E come dimenticare, in questa visuale, le Pievi romaniche della Provincia di Parma? Ecco, quindi, come viene spiegato qui sotto, un percorso perfettamente organizzato che darà non soltanto alla città di Parma ma anche a tutto il suo territorio benefici turistici e culturali di ogni tipo.
Altrettanto si potrebbe fare a Cremona. Ci proviamo noi de “Il Vascello”. In una serie di schede che per ora si propongono semplicemente di indirizzare l’attenzione del pubblico meno provveduto in una materia decisamente complessa.
Bisogna sapere che queste Pievi esistono, dove sono, quali sono le loro caratteristiche, perché è bene visitarle ( e perché sarebbe benefico organizzare un percorso delle Pievi come accade a Parma: ma questo è un sogno. Mancano ancora del tutto - se non sulla carta, altra cosa è il percorso organizzato - le direttrici di visita alla città di Cremona, figuriamoci fuori…). Chi si è incaricato di questo difficile compito è il nostro Luigi Sulla. E cominciano allora. Con la Pieve di delle Tre lettere di Giovanni (San Giovanni Battista Decollato). Dov’è innnanzi tutto.
di Luigi Silla
PIEVE TERZAGNI - Prendere la Via Mantova fino alla rotonda di Cicognolo indi dirigersi verso Pescarolo; in seguito, sulla destra, bivio per Pieve Terzagni.
Il NOME DELLA LOCALITA' -Il nome Terzagni deriva dalla antica denominazione della Pieve delle tre lettere di Giovanni, altrimenti nota semplicemente come la Pieve delle tre lettere.
Le ipotesi sulla derivazione di tale nome sono diverse; una fa discendere tale nome del santo a cui è dedicata (Giovanni Battista Decollato), da Giovanni il costruttore della chiesa e da Giovanni Della Torre il primo parroco plebano che la fece edificare.
La seconda dai primi tre parroci plebani che si chiamavano Giovanni e facevano parte della stessa famiglia Della Torre.
ARTE E ARCHITETTURA - La parrocchiale di San Giovanni ha subito una radicale trasformazione nel XVII-XVIII secolo. Le forme romaniche sono state sostituite dall'attuale costruzione barocca. Unica importante testimonianza dell'epoca medievale è il mosaico pavimentale.
Il litostrato, datato dal Porter intorno al 1100, è composto da figure con contorni neri su fondo bianco; alcuni inserti colorati si trovano solo nelle immagini del diacono Stefano e della sirena. le tessere sono di taglio regolare e misurano circa un centimetro di lato.
Il mosaico che attualmente ricopre la zona presbiteriale e parte della navata centrale, sviluppa temi iconografici sacri e profani. I primi sono esclusivamente riservati alla zona presbiteriale; sono raffigurati i simboli dei quattro Evangelisti, il diacono Stefano e un felino che tiene la testa china in segno di sottomissione.
I simboli del Tetramorfo reggono ciascuno il libro del Vangelo e sono accompagnati dal titulus, il nome che li identifica.
Il diacono Stefano è raffigurato entro un arco sorretto da colonne con capitello, l'architerrura fa parte di un edificio identificabile in una chiesa per la presenza di quattro croci greche ai lati dell'arco. Il titulus corre dall'alto in basso e la parola diacono è scritta in greco.
I temi profani della navata, sono ispirati al bestiario medievale. Essi sono compresi entro cerchi disposti in un reticolo di dodici quadrati. Il mosaico è in questo punto particolarmente frammentato, si distinguono chiaramente un cervo, dei felini o lupi, una sirena bicaudata ed un gallo o tacchino. Alcuni frammenti sono stati ricomposti in maniera disordinata dopo i recenti restauri, fra questi la parola SATOR che faceva parte del “Quadrato Magico”. La particolarità di questa opera di genio enigmatico, sta nel fatto che le parole inserite nel reticolo, possono essere lette sia da sinistra a destra e viceversa, come dall’alto in basso e dal basso in alto, mantenendo invariata la frase.
L’interpretazione della formula del quadrato magico ha appassionato e diviso gli studiosi per molto tempo; l’origine è molto antica, bisogna risalire al IX secolo per trovare la prima testimonianza cristiana, si tratta di una Bibbia carolingia dell’822. Molti furono gli esempi che seguirono nei secoli, in un mosaico ad Orléansville (Algeria), la scritta compare al centro di un labirinto e in qualche maniera ne è la continuazione, essendo un labirinto di lettere e parole.
Uno degli aspetti che più colpisce nel quadrato magico è la croce formata dalla parola TENET, che inizia e finisce con la lettera T anch’essa identificabile con la croce, il simbolo per eccellenza delle fede cristiana.
I Percorsi del Romanico
Visite guidate gratuite nelle Pievi del Parmense da aprile ad ottobre
Un viaggio con 28 tappe tra l’arte e la religione, dalla Bassa all’Appennino parmense. Lasciandosi incantare dai bassorilievi della facciata del Duomo di San Donnino a Fidenza, la lunetta scolpita con “la pesatura delle anime” di Talignano, le ventimila iscrizioni intagliate sull’abside di Moragnano, i simboli templari di Cabriolo, i capitelli con bestiari medievali di Santa Croce, il fonte battesimale di Vicofertile e il ciclo scultoreo di Badia Cavana. E questi sono solo alcuni esempi delle meraviglie che si potranno ammirare grazie alle visite guidate, gratuite, organizzate la prima domenica di ogni mese in ciascuna delle pievi, chiese e abbazie che fanno parte de “I Percorsi del Romanico in provincia di Parma”. Ogni ora, dalle ore 15 alle ore 19, partirà la visita guidata in compagnia di guide ed esperti, che oltre a narrare la storia e illustrare le bellezze architettoniche sapranno emozionare attraverso leggende e curiosità che non si trovano sui libri. Un’occasione da non perdere, per conoscere e ammirare le opere prodotte dall’ingegno e dalla fede dell’uomo, ormai quasi mille anni fa.
Sarà inoltre possibile, per i gruppi, visitare, accompagnati da guide professioniste, le pievi, chiese e abbazie de “I Percorsi del Romanico” tutto l’anno su prenotazione.
LE DATE:2 aprile, 7 maggio, 4 giugno, 2 luglio, 6 agosto, 3 settembre, 1 ottobre
L’iniziativa è promossa dalla Provincia di Parma in collaborazione con il Comitato per le celebrazioni del IX centenario della Cattedrale di Parma e d’intesa con le Diocesi di Parma, Fidenza e Piacenza, e con il sostegno di Banca Monte e Fondazione Monte Parma in collaborazione con i Comuni
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Tre gite di primavera nella bellezza di giardini e luoghi tra i più affascinanti al mondo... A due passi da noi
Stanno per rifiorire i giardini e presto saranno in rigoglio i parchi: è primavera, e torna anche la voglia di un week end a contatto con le bellezze della natura. Due indicazioni a pochi passi da casa. Una visita al Giardino Giusti di Verona ed un’escursione a Borghetto sul Mincio e al Parco Sigurtà. Cioè quanto c’è di meglio intorno a Verona, Mantova e Cremona in questa stagione: un romantico giardino all’italiana del tardo Rinascimento, un idilliaco borghetto sul fiume Mincio inserito in un paesaggio naturale di grande respiro e suggestione, ed infine uno dei parchi-giardino più belli al mondo, cui le grandi fioriture donano sempre nuovi colori.
GIARDINO GIUSTI A VERONA
Il Giardino Giusti è uno dei più bei giardini italiani del tardo Rinascimento, iniziato alla fine del Cinquecento e via via completato ed abbellito. In esso, scrisse il Vallotto, la magnificenza gareggia con la natura e la sua costruzione, per accorgimenti, per accostamenti ad altri congeneri di Firenze, Fiesole, Roma, è da definirsi “all’italiana”. Le statue allineate fra gli alti cipressi, i ricordi marmorei di età passate, le fontane con il loro filo d'acqua, le vasche muschiate ove galleggiano ninfee, sottolineano e danno risalto a questo giardino, giustamente dichiarato Monumento Nazionale.
A differenza dei confratelli d'altre città, nei quali la villa s'eleva sulla cima d'un colle, questo giardino è stato concepito in senso inverso: la dimora, cioè Palazzo Giusti, al piano, indi il cortile, poi il maestoso viale nell'asse centrale che conduce verso il «belvedere», e da questo al sommo della collina, la quale offre al visitatore una magnifica vista panoramica di Verona. Il grande viale dei cipressi, molto lodati da Goethe, divide il giardino in due parti distinte, formando a destra una zona boschiva che conduce al belvedere, mentre quella del lato opposto è tenuta a giardino all'italiana. In alto torreggia il romantico chiostrino (o loggetta). Il giardino - come tutti quelli dell'epoca rinascimentale - è animato da statue e da lapidi romane.
BORGHETTO SUL MINCIO
La cosa più bella che Borghetto sul Mincio offre ai visitatori è un paesaggio naturale di grande respiro e suggestione: le acque del fiume indugiano silenziose tra anse e canneti, dove nidificano numerose specie di uccelli, tra cui i cigni, ma si agitano e imbiancano anche in piccole cascate, che fanno da sottofondo alle chiacchiere della gente, raccolte e protette dalle imponenti rocche del Ponte Visconteo.
La storia di Borghetto è quella di un punto di passaggio importante e di una zona di confine contesa da opposti eserciti. Il guado del Mincio era il più comodo e sicuro a sud del lago di Garda, e il fiume una barriera naturale, nei secoli, tra le terre del mantovano e quelle del veronese, in una zona di frontiera presa di mira da signorie ed eserciti che qui avevano i loro appetiti: i Gonzaga, gli Scaligeri, i Visconti, la Serenissima di Venezia, l'Austria, la Francia. Hanno plasmato questi luoghi anche le battaglie napoleoniche e, soprattutto, quelle risorgimentali: eppure, il verde serpente del Mincio che qui si snoda per le campagne, rivela un'Arcadia insospettabile, suscita rêveries senza fine.
Passeggiare a Borghetto di sera per vedere un tramonto sul Mincio, o quando la nebbia confonde i contorni delle case facendo affiorare solo i merli ghibellini, è come naufragare in un medioevo immaginario. Borghetto è solo questo pugno di case, un antico villaggio di mulini in completa simbiosi con il suo fiume. Un idillio fluviale, con i tre antichi mulini che sembrano nascere dall'acqua.
Il Ponte Visconteo, straordinaria diga fortificata, costruita nel 1393 per volere di Gian Galeazzo Visconti, è stato definito un “check-point d'antico regime”. Lungo 650 m. e largo 25, ultimato nel 1395, era raccordato al sovrastante Castello Scaligero da due alte cortine merlate e integrato in un complesso fortificato che si estendeva per circa 16 km. Il Castello dalla sommità della collina continua a dominare con le sue torri la valle del Mincio. Della sua parte più antica resta la torre Tonda, singolare costruzione risalente al XII sec., mentre il resto del complesso è databile al XIV sec. Era dotato tre ponti levatoi di cui solo uno si è conservato. Infine, dentro il borgo, la Chiesa di S. Marco Evangelista è la ricostruzione in stile neoclassico (1759) dell'antica pieve romanica dedicata a Santa Maria (sec. XI), di cui restano due pregevoli affreschi quattrocenteschi.
Il piatto del borgo: i tortellini “nodo d’amore” - Speciali al burro fuso e salvia, ma ottimi anche in brodo, i celebri tortellini di Valeggio spadroneggiano tra i primi (rigorosamente fatti a mano, si possono acquistare in numerosi pastifici di Valeggio e Borghetto). Qui il tortellino è chiamato “nodo d'amore” perché ricorderebbe il nodo di un fazzoletto di seta intrecciato da due amanti prima di gettarsi nel Mincio. Il fiume è protagonista nei secondi: luccio in salsa, trota e anguilla, preparati in vari modi, sono da gustare accompagnati dai vini Doc della zona, il Bianco di Custoza e il Bardolino.
PARCO SIGURTÀ A VALEGGIO SUL MINCIO
Aperto al pubblico dal 6 marzo, dopo la pausa invernale, il Parco Giardino Sigurtà annoverato fra “I cinque parchi-giardino più belli del mondo”. Conta una superficie di 560.000 mq e si può visitare a piedi, in bici, su golf-cart o a bordo dei trenini che percorrono i 7 km dell’Itinerario degli Incanti. Fra le novità della stagione “Ta”, la nuova mascotte del Parco, uno scoiattolo con il cappello da Napoleone, che nei weekend farà compagnia a grandi e piccini durante le loro escursioni.
Il Parco ha una lunga storia: fu il giardino di Villa Maffei, realizzato da Pellesina, allievo del Palladio, e nel 1859 divenne quartiere generale di Napoleone III. Qui si trovano i bossi, scolpiti dalla natura e dalla sapiente mano dell’uomo, che danno origine ad oltre 40.000 forme surreali.
In ogni stagione c’è un motivo per visitare il parco. Si susseguono infatti cinque grandi fioriture: Tulipani, Iris, Rose, Ninfee e Aster, che donano al Parco sempre nuovi colori. Qui si trova la Grande Quercia, vecchia di 380 anni, la Meridiana orizzontale, l’Eremo, 18 laghetti con pesci tropicali, i giardini acquatici e quelli delle piante officinali, il Grande Tappeto erboso. Ed ecco alcuni numeri, veramente incredibili: 3 milioni a stagione il numero delle fioriture, 100.000 i tulipani in fiore nel corso della stagione, 10.000 le rose in fiore nell’omonimo Viale, 55 i golf cart con cui visitare il Parco.
La pagina è aggiornata alle ore 15:48:48 di Mar, 11 apr 2006
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