Nelle settimane scorse il Vascello aveva anticipato stralci di un progetto che avrebbe trasformato sostanzialmente in area residenziale di lusso un grande patrimonio naturalistico e storico come l'area militare e demaniale delle Mura di Pizzighettone. Ecco, qui sotto, il progetto del professore di origine francese Pierre Alan Croset, anticipato nei dettagli dal nostro giornale.
Giunge ora questo comunicato della Provincia di Cremona: "Allo studio di fattibilità, se si vorrà ottenere il consenso dell’Agenzia del Demanio proprietaria dell’intero comparto immobiliare sarà necessario apportare alcune integrazioni.
La conferenza preliminare di mercoledì 29 marzo, indetta dalla Regione Lombardia, ha trovato tutti i soggetti pubblici interessati, compresa la Provincia di Cremona, favorevoli alla proposta di riformulare il programma di recupero e di utilizzo delle mura esteso a tutta la cintura di Pizzighettone e di Gera secondo la delimitazione perimetrale che la stessa Agenzia del Demanio fornirà al Comune.
La Provincia di Cremona apprezza l’idea di un programma globale di valorizzazione delle mura storiche che apre la prospettiva del recupero dell’ingente patrimonio immobiliare per finalità non limitate a servizi culturali ma estese ad altri servizi pubblici di valenza comunale e territoriale a sostegno della qualità della vita,della promozione sociale e dello sviluppo economico. In questa direzione sarà giustificata la ricerca delle necessarie risorse finanziarie, oggi mancanti, e maggiormente qualificata l’azione di tutti i soggetti pubblici che dovranno essere coinvolti fin dalle iniziali fasi di progettazione in modo che risulti chiaro e condiviso l’intero percorso da intraprendere verso gli obiettivi finali.
E’ l’occasione irripetibile per fare di Pizzighettone un banco di prova per misurare la volontà e capacità di esecuzione degli enti istituzionali in un progetto di rilevanza territoriale che deve assumere significato strategico nel più ampio Patto per lo sviluppo del territorio provinciale.
La progettazione del Polo logistico nell’area di Tencara da un lato, la valorizzazione e la riqualificazione delle mura e dell’intero centro storico di Pizzighettone dall’altro lato, aprono quello scenario di crescita economica, culturale, civile e sociale che è sempre stato nel cuore della gente ancor prima di essere progetto delle istituzioni".
Noi ribadiamo che errori come l'abbattimento della mura di Cremona (vai a leggere la storia di questo disastro compiuto nel '900) non si possono più consentire nel Duemila pur valutando che pure in questi giorni, anche a Cremona, le notizie urbanistiche continuano ad essere tutt'altro che allegre. La cosidetta deregulation sta producento effetti spaventosi.
Qui sotto una visione satellitare più ampia dell'area sotto osservazione.
Ecco il gravissimo errore degli anni '60 del Novecento che si spera non si debba reiterare. Lo si vede nella foto. In quegli anni famigerati per la generale offensiva contro il patrimonio urbanistico italiano, fu abbattuto il capannone Avena. Lo si vede nella foto. Era stato costruito nel 1866 sull'area dove si ergeva il castello e servì da stalla e da deposito foraggi ai soldati di stanza a Pizzighettone, che alloggiavano nella caserma "La Marmora", in quella che è oggi Piazza Roma. La colossale costruzione Avena (dal foraggio appunto per i cavalli), decisamente simile al magazzino dei carri di Santa Monica a Cremona, ha lasciato il posto ad un enorme condominio. In proposito scrive il compianto Franco Bernocchi nella sua "Storia di Pizzighettone" (anche lui scandalistico?): "...da tempo si ventilava la costruzione di un palazzone proprio sull'area occupata sino alla metà del secolo scorso dal castello di Pizzighettone (e quindi dal capannone Avena - ndr). Il circolo culturale Pizzighettonese, tutti i cittadini consapevoli hanno cercato di opporsi a questo progetto, suggerendo che venisse destinata a verde pubblico, soluzione che non soltanto avrebbe permesso la valorizzazione delle retrostanti mura settentrionali... ma che avrebbe anche permesso di effettuare in un secondo momento una campagna di scavi per riportare alla luce le fondamenta della nostra rocca. Le autorità competenti avevano promesso di appoggiare questa soluzione ed ecco che per tutta risposta nel novembre del 1969 è stata pubblicata la licenza edilizia che autorizza la costruzione del deprecato edificio... sarà un altro colpo inferto al complesso monumentale di Pizzighettone, sferrato proprio da coloro che dovrebbero essere i più interessati alla alla sua conservazione. C'è solo da augurarsi che sia finalmente l'ultimo scempio.". Ma come si legge qui sotto, anche se la speranza è l'ultima a morire, il vaso di Pandora a Pizzighettone resta colmo di delusioni. A distanza di 37 anni tutto si ripete con le medesime modalità e Franco Bernocchi avrà un'altra occasione di gridare da lassù il medesimo no accorato. Qui di seguito le giustificazioni del sindaco di Pizzighettone per un progetto nell'area militare che sembra incanalarsi col medesimo iter, con uguali motivazioni della vicenda tanto contestata in loco negli anni '60.
Dopo la nostra segnalazione ci aveva scritto il sindaco di Pizzighettone che esponeva le sue ragioni (ma non ricordava il precedente, tragico, del capannone Avena distrutto con le medesime motivazioni che richiamate per l'aea militare)
Egregio direttore Antonio Leoni,
se lei utilizzasse giornalisti professionali, abituati a procurarsi i documenti e a comprenderne il significato, o se almeno si occupasse di persona di un grande tema del territorio invece di limitarsi a farselo raccontare da sedicenti compagni di partito in fibrillazione pre-elettorale, forse si renderebbe conto che le scelte della mia amministrazione comunale vanno esattamente nel senso opposto a quello che il suo articolo, con toni del tutto scandalistici, paventa.
La ringrazio comunque dell’attenzione per Pizzighettone, che mi dà modo di chiarire anche sul suo foglio il punto di vista della mia amministrazione, auspicando magari un dibattito tra seri esperti del settore. Le aree demaniali di cui lei decanta la bellezza incontaminata della natura sono in realtà aree industriali dimesse, con tutte le caratteristiche negative derivanti dall’essere state usate da un padrone poco attento all’ambiente, com’era l’Esercito Italiano, e come del resto era tutta la nostra società, negli anni del dopoguerra.
Amianto, cemento, asfalto, capannoni di varia foggia e metratura, depositi, o meglio discariche a cielo aperto, di materiali vari, serbatoi, tubazioni, strade e ferrovie, carri ferroviari e linee elettriche in disfacimento: una cittadella industriale abbandonata in fretta e furia e inaccessibile ai cittadini, sulla quale si è impiantata una vorace flora selvatica di robinie spinose.
Queste sono le condizioni standard dei trentacinque ettari di aree demaniali di Pizzighettone, che lei si ostina a chiamare “un paradiso verde”.
In realtà l’unicità e il valore di queste aree risiedono nella loro ubicazione e nella straordinaria presenza di ambiti storici e naturalistici eccezionali, come quelli rappresentati dalla cerchia muraria e dal fiume Adda, che sono il vanto del nostro territorio, e dalla presenza di alcuni interessanti esempi di archeologia industriale degli anni venti.
Si vada a rileggere, ma attentamente, la prego, gli atti del tavolo territoriale di confronto sulle emergenze culturali della nostra provincia, che si è tenuto a Cremona nel maggio del 2003: ci troverà la mia accorata ma precisa denuncia, o, meglio, presentazione al pubblico, dei problemi e delle opportunità che queste aree rappresentano per lo sviluppo culturale, economico e sociale del nostro comune.
Dunque il documento che presenteremo all’approvazione del Consiglio Comunale a conclusione di una serie di studi urbanistici, non è altro che il riconoscimento che queste aree sono strategiche per la città: è il primo, necessario passo perché la comunità di Pizzighettone sia messa in grado di governare lo sviluppo anziché rischiare di esserne travolta, come purtroppo è avvenuto anche in zone abbastanza vicine a noi, con l’avvio di operazioni disinvolte di cui il suo foglio è stato spesso inascoltato censore.
Questo sostanziale riconoscimento dell’importanza delle aree demaniali per la nostra comunità lascia aperta alle future amministrazioni comunali, se ne avvertiranno l’esigenza sociale, la possibilità di acquistarle, di bonificare e aprire spazi all’uso pubblico, di riutilizzare e ricollocare i volumi esistenti per impieghi di qualità, di potenziare le fasce di rispetto delle mura, per la cui valorizzazione turistica abbiamo già studiato appositi percorsi ciclo-pedonali. Il tutto con la collaborazione attenta della Sovrintendenza e del Parco Naturale Adda Sud.
Ma mi ascolti, lei che è così pronto a visitare le terre più lontane, se ne renda conto di persona, mi telefoni, venga a Pizzighettone, e le metterò a disposizione tempo e personale per illustrarle tutto.
Anche il suo foglio elettronico deve contribuire a informare correttamente l’opinione pubblica, per formare una coscienza attenta allo sviluppo sostenibile, per sollecitare idee e dibattiti, perché il tema delle nostre aree demaniali è veramente appassionante e unico nel suo genere.
Vede, direttore, tutta la nostra azione di governo di questi anni risponde a precise attese della nostra gente, che si è resa ormai conto delle straordinarie caratteristiche di Pizzighettone: le mura e il centro storico, l’Adda e il suo parco regionale, il canale navigabile e l’area produttiva di Tencara, solo per citarle le più evidenti.
Per ora ci siamo limitati a pubblicizzarle, a suscitare interessi ed attese, a convincere enti locali e privati della presenza di tutte queste potenzialità ancora inespresse. In una parola abbiamo creato l’alba. Ma d’ora in poi dovremo essere in grado di governare il giorno, che, ne siamo certi, illuminerà Pizzighettone e il circondario per molti anni a venire.
Pierantonio Ventura, Sindaco di Pizzighettone
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Al sindaco noi avevamo così risposto: In premessa. Si vede che le firme su “Il Vascello” di famosi giornalisti italiani ed esteri non sono professionali, una delle affermazioni illeggibili del sindaco di Pizzighettone, il quale con i suoi passi - quando ad esempio ci affibbia compagni di partito e collusioni che per correttezza dovrebbe provare - sfiora gli estremi di querela (ma non è nostra abitudine, si tranquillizzi, noi siamo per il confronto, anche aspro) .
Atteniamoci ai fatti. Constatiamo, infatti, che il signor Ventura, in fibrillazione elettorale a sua volta, non nega nulla. Altro che scandalismo, la solita accusa che si tira fuori quando si hanno pochi argomenti in tasca.
Anzi conferma in pieno.
E a due mesi circa dalle elezioni (il che è già grave di per se stesso, interventi di importanza epocale come questo meriterebbero tutto il tempo e la serenità per essere dibattuti) egli sostiene soltanto che di quest'area così a suo dire degradata (ma poi invoca gli esempi di archelogia industriale) si può farne sostanzialmente un luogo per installarvi residenze e altro con tutte le loro esigenze infrastrutturali.
“Il paradiso verde” non esiste, aggiunge: trascurando che un'area a parco in questa posizione potrebbe esser tale, come appunto noi abbiamo auspicato (abbiamo scritto infatti testualmente: “una decisione che cancellerebbe la speranza di costituire in questo enorme spazio un vero paradiso naturalistico, di svago e di serenità”, ma queste sottigliezze e distinzioni tra ieri e oggi sono trascurabili per chi, come diremo, dimentica alla svelta).
Siccome ci accusa di non conoscere Pizzighettone (che invece abbiamo visitato e fotografato più volte e nei dettagli: conosce, il sindaco, Itinerari d'Arte in provincia di Cremona?) noi replichiamo che non solo non abbiamo bisogno che lui ci meni in giro a sua scelta, ma che abbiamo anche buona memoria di precedenti disastrosi che peraltro, nella sua qualità di principale esponente della amministrazione, dovrebbe fervidamente tenere a mente quando scrive: “che l'Esercito era indifferente all'ambiente come, del resto tutta la nostra società, negli anni del dopoguerra”.
Oggi no? Quel che sta per accadere a Pizzighettone ha le medesime motivazioni (si vada a leggere il documento del tempo) della “indifferenza” così opportunamente richiamata da lui stesso.
Il sindaco Ventura dovrebbe richiamare alla propria memoria una vicenda dei famigerati anni '60, quella del capannone “Avena” (così era soprannominato) a ridosso della torre dove fu imprigionato Francesco I .
Il capannone Avena fu demolito come un inutile e degradato esempio di commerci e di utilizzi fuori tempo . Fu cancellato ( e si trattava di una struttura della medesima importanza e dimensione del magazzino dei carri in Santa Monica a Cremona, qui fortunatamente tutelato) per costruirvi un insignificante condominio provocando i disagi ambientali e urbanistici che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Noi conosciamo questi disagi (se crede possiamo fargliegli constatare, giriamo dunque al sindaco il cortese invito) e glieli ricordiamo.
Ci preoccupa ancora di più, per concludere, che il sindaco non ricordi questo precedente e dunque non smentisca l’attacco a un patrimonio che dovrebbe essere destinato al benessere dell’intera cittadinanza, i cittadini ricchi e quelli poveri - sottolineiamo - innervando con proposte salutari lo sviluppo turistico tanto faticosamente raggiunto grazie alla buona volontà dei suoi compaesani. L’altro sbocco, quasi inevitabile, è che il futuro paradiso verde a destinazione residenziale ed altro, diventi anche contro la sua personale volontà, caro sindaco, l’abitazione di lusso di alti funzionari e finanzieri con il portafoglio in carne che potrebbero sciamare dalla metropoli e godere della linea ferroviaria in casa per andare avanti e indietro.
Magari un vantaggio c’è: potrebbero adoperarsi loro, caro sindaco, per riqualificare la linea Mantova - Cremona - Milano. Ci lasci scherzare, caro sindaco.
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